«Il regime del reddito di cittadinanza ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione», ma è necessario «ridurlo per incoraggiare i beneficiari a cercare lavoro e introdurre un sussidio per i lavoratori a basso reddito». Anche l'Ocse nella sua Survey sull'Italia ha messo in evidenza le distorsioni indotte dal sussidio grillino sull'economia del Paese.
Ma l'organizzazione di Parigi ha fatto di più sollecitando il ministro dell'Economia, Daniele Franco, a intervenire sul capitolo previdenza. sollecitazioni alle quali ha immediatamente replicato. Alla fine del 2021 «avremo un forte cambiamento nei criteri di ammissibilità per la pensione perché Quota 100 scadrà: sono fiducioso che il governo troverà un equilibrio tra queste necessità e anche per prossima legge di Bilancio, adesso non posso dire quale sia la soluzione che abbiamo in programma perché va ancora discussa all'interno del governo», ha detto il ministro, rispondendo a una domanda del Giornale nella conferenza stampa di presentazione della Survey dell'Ocse sull'Italia, anticipando che la riforma delle pensioni non prevederà particolari paracadute per coloro che dal 2022 vorranno anticipare l'uscita dal lavoro.
Anche perché l'organizzazione di Parigi, pur alzando le stime sul Pil italiano 2021 al +5,9% (dal precedente +4,5%) e certificando la ripresa economica in corso, ha elencato una serie di ostacoli da rimuovere perché l'economia del Paese si riprenda velocemente dalla crisi pandemica. Solo nella seconda metà del 2022, infatti, si rivedranno valori del Pil pre-Covid. Ecco perché il segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, ha sottolineato la necessità di «rivedere gli schemi di pensionamento anticipato per aumentare la partecipazione al lavoro e il tasso di occupazione femminile». Dunque, stop a Quota 100 e Opzione donna. Se la prima misura fosse adottata su base permanente, la spesa pensionistica registrerebbe un aumento cumulativo pari a 11 punti percentuali del Pil tra il 2020 e il 2045». Tra gli altri rimedi suggeriti, oltre a un adeguamento più stringente dell'età pensionabile all'aspettativa di vita, anche una stretta sulle pensioni di reversibilità e un taglio delle tasse per chi ha un secondo lavoro.
La risposta del ministro Franco lascia intravedere la possibilità di un intervento molto soft sui pensionamenti anticipati per addolcire lo scalone che si creerà dal primo gennaio tra chi potrà ritirarsi a 62 anni (con 38 di contributi) fino al 31 dicembre e chi invece dal giorno successivo dovrà attendere il compimento del 67simo anno di età (o 42 anni e 10 mesi di contributi per le pensioni di anzianità). Con margini di manovra così ridotti il pensiero corre subito all'Ape social esteso ai lavori gravosi oppure a una possibilità di uscita anticipata ma con un criterio anagrafico più stringente (63-64 anni) con penalizzazioni marcate. E non è un caso che ieri il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ieri abbia incontrato il premier Draghi.
Il sindacato ha invocato un'immediata convocazione da parte del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, stretto tra due fuochi: le proteste della Cgil e l'austerity sul dossier previdenza da parte di Via XX Settembre. Già a giugno il presidente Inps, Pasquale Tridico, aveva sottolineato la necessità di «limitare gli interventi di flessibilità in uscita solo ai lavoratori più bisognosi di tutela»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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