Angela Ahrendts, vicepresidente di Apple e capo della divisione retail (i negozi della Mela) lascia il suo posto di lavoro. Ma la manager inglese, classe 1960, non ha di che preoccuparsi, visto che per anni, prima in Burberry e poi in Apple è stata uno dei manager più pagati del Regno Unito e degli Usa. Il suo ultimo stipendio è stato pari a 24 milioni di dollari, il doppio di Tim Cook, l'ad della società di Cupertino. Il che garantisce buone possibilità di sopravvivenza a lei e al marito «casalingo», che ha deciso di non lavorare più diversi anni fa per occuparsi dei tre figli della coppia.
L'addio di Angela Ahrendts, è apparso inatteso perché fino all'anno scorso doveva essere proprio la manager a prendere le redini di Apple, in caso di ritiro di Cook. Nello stringato comunicato in cui la Mela ha annunciato la dipartita del manager più pagato del gruppo si parla genericamente di «nuovi obiettivi personali e professionali». Con Ahrendts che afferma di «aver trascorso in Apple gli anni più stimolanti della sua (brillantissima ndr) carriera professionale» ma che ora sente il bisogno di passare il testimone. Il suo successore è molto meno «smart» ed è una scelta interna. Si tratta di Deirdre ÒBrien, capo delle risorse umane che ora gestirà anche i 506 negozi sparsi nel mondo, dove si concentrano gran parte dei 132mila dipendenti di Cupertino. Certo sono anche quelli che guadagnano meno rispetto agli sviluppatori di hardware o software o ai responsabili marketing ma sono diventati sempre più centrali viste le politiche del gruppo. I punti vendita infatti sono diretti. Un'idea che Steve Jobs aveva mutuato da un grande italiano, Adriano Olivetti che, nel 1954, aveva aperto un negozio sulla quinta strada a New York per esporre (e vendere ovviamente) le macchine da scrivere e da calcolo prodotte ad Ivrea. L'idea è rimasta alla base del marketing di Apple tanto che i negozi, realizzati con gli stessi materiali e colori (quelli originali scelti da Jobs) in tutto il mondo, sono diventati piazze digitali, dove si tengono anche corsi e workshop. Certo nel 2014 l'arrivo di miss Ahrendts che aveva portato al successo il vecchio marchio della moda inglese Burberry era stato visto come un tentativo di trasformare l'Apple Watch (e non solo) in un oggetto di lusso. Ma la chiave del digitale è l'elaborazione dei dati.
E dunque ora Apple conta di crescere non sull'hardware - vedi il taglio alla produzione degli iPhone davanti a un mercato cinese che non corre più come prima - ma offrendo servizi e contenuti. Tanto che gli analisti di Jp Morgan vedrebbero bene, per Cupertino, l'acquisto di Netflix, la regina della tv online.
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