Baratto fiscale ancora incompiuto

È invalso l'uso di chiamare «baratto fiscale» (termine non del tutto adatto alla fattispecie) ciò che può essere realizzato sulla base dell'art. 24, dello «Sblocca Italia»): norma introdotta nel nostro ordinamento per iniziativa della Confedilizia e che come già spiegato su queste colonne ha attribuito ai Comuni la facoltà di definire i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli e associati, consentendo, al contempo, alle stesse amministrazioni locali di «deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere».

Quanto può essere utile una disposizione del genere (sostanzialmente confermata dal nuovo Codice degli appalti) si può meglio comprendere sapendo che ad esempio nel Comune di Ivorio, nel novarese, l'amministrazione ha approvato una delibera che, in caso di «mancato pagamento dei tributi comunali già scaduti», ovvero (ove si tratti di case popolari) in ipotesi di morosità incolpevole, autorizza gli interessati ad offrire, in cambio, prestazioni di «pubblica utilità, integrando il servizio già svolto direttamente dai dipendenti e collaboratori comunali». In concreto, ciò ha permesso alla stessa amministrazione locale di porre in essere un programma finalizzato ad appianare il debito di un inquilino delle case popolari: a quest'ultimo, infatti, è stata riconosciuta la possibilità di sanare la sua morosità pulendo per due mesi (quattro ore al giorno) le strade del centro in questione. Insomma. L'iniziativa della Confedilizia era ben più radicale. Ma siccome l'intermediazione politica ha voluto esserci, meglio poco che niente. La via, comunque, è tracciata, quella in uso negli Stati Uniti. Speriamo che, prima o dopo, arrivi anche in Italia.

*Presidente

Centro studi Confedilizia

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