O gni volta che il governo tenta il colpo d'ala e i dati made in Italy gli danno ragione, arriva una doccia fredda da qualche organismo internazionale. Ieri, in un solo giorno, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale hanno riportato l'Italia alla dura realtà, fatta di un debito pubblico troppo alto e di un deficit da tenere sotto controllo.
Senza margini di manovra, per misure espansive, ad esempio per l'eliminazione delle imposte sulla prima casa promesso dal premier Matteo Renzi. La Bce (che peraltro ha ribadito l'intenzione di proseguire nel Quantitative easing ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili) ha consigliato ad alcuni Paesi di impegnarsi nel risanamento dei conti. Quindi Italia, ma anche Belgio, Francia, Irlanda e Portogallo, dovrebbero «utilizzare eventuali disponibilità straordinarie, connesse a una spesa per interessi inferiore alle attese, per la riduzione del disavanzo». Vero che ci sono stati dei risparmi, dovuti al calo degli interessi. Quindi alle mosse della stessa Bce. «Al tempo stesso, anziché impiegare i risparmi così conseguiti per accelerare l'aggiustamento del disavanzo, diversi Stati membri hanno aumentato la spesa primaria (ovvero la spesa pubblica al netto degli interessi) rispetto ai piani originari». Scelta sbagliata. La Germania, per contro, ha un livello di spesa troppo basso rispetto al debito e deve quindi «incrementare ulteriormente gli investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca».
Richiamo simile anche dal Fmi. Il portavoce del fondo Gerry Rice, interpellato proprio sul piano fiscale di Renzi, ha detto che «le politiche fiscali in Italia devono fare i conti con una sfida doppia: sostenere la ripresa e ridurre il debito pubblico molto alto». Per gli organismi internazionali l'emergenza resta quindi la riduzione del debito e non basta il calo rivendicato nei giorni scorsi dallo stesso premier.
Due brutte notizie arrivate in coincidenza con l'uscita della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che sarà approvata oggi dal Consiglio dei ministri. Per il 2015 la crescita del Pil dovrebbe essere ritoccata allo 0,9%, rispetto allo 0,7% contenuto nel Def.
Tendenza confermata da Confindustria che ieri ha addirittura previsto per l'anno in corso un incremento del Pil dell'1%, che dovrebbe salire all'1,5% nel 2016. Una crescita che avrà un impatto positivo sull'occupazione con la creazione di 500mila posti di lavoro nel biennio.
Situazione favorevole, tanto che il Centro studi arriva a dire che ora l'Italia «è in condizioni più solide di quasi tutti gli altri Paesi europei». Adesso, secondo il presidente di viale dell'astronomia Giorgio Squinzi, il governo dovrebbe adottare delle «misure ambiziose» a partire da questa legge di Stabilità.
L'esecutivo è impegnato a garantire la copertura per l'eliminazione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa. Ieri Renzi ha incontrato il presidente dell'Anci Piero Fassino, che ha chiesto almeno cinque miliardi destinati ai Comuni per compensare le mancate entrate. Per ora il governo ha concesso solo un allentamento del Patto di stabilità interno.
di Antonio Signorini
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