Economia

Bce, da settembre nuovi prestiti alle banche con tassi invariati fino alla fine dell'anno

La decisione della Banca centrale europea arriva dopo un'attenta valutazione del rallentamento dell'espansione economica nell'Eurozona. Draghi: "Scelta presa all'unanimità nell'obiettivo della stabilità dei prezzi"

Bce, da settembre nuovi prestiti alle banche con tassi invariati fino alla fine dell'anno

Arriveranno i finanziamenti a lungo termine per il sistema bancario e proveranno a dare nuovo ossigeno all'economia europea. Ad annunciarlo, a pochi mesi dalla fine del Quantitative Easing, la Banca Centrale Europea. La nuova serie di operazioni sarà lanciata a partire dal prossimo settembre e terminerà nel marzo 2021: le azioni avranno cadenza trimestrale e ciascuna avrà una scadenza di due anni.

L'orizzonte dei tassi zero

Inoltre, la Bce ha esteso l'orizzonte fissato fino a oggi per l'attuale politica dei tassi zero, comunicando che resteranno agli attuali livelli fino a fine 2019. Il consiglio direttivo ha quindi mantenuto invariati anche in questa circostanza tutti i tassi: quello principale, infatti, dovrebbe restare fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40% fino a dopo l'estate. Il 60% degli osservatori non si aspettava che questo orizzonte venisse modificato, mentre l'annuncio delle aste per le banche era atteso per aprile.

L'aiuto all'Eurozona

La doppia risposta dell'istituto bancario centrale europeo testimonia quanto l'economia stia rallentando e quanto, nell'ottica della Banca centrale, sia necessario tornare a sostenere l'Eurozona. E un riflesso diretto si è percepito sullo spread tra Btp e Bund tedeschi, sceso a 240 punti, con rendimento di nuovo al 2,5% per la prima volta dal luglio scorso. Durante la conferenza stampa, dopo la riunione del Consiglio direttivo, Mario Draghi ha ricordato che le nuove misure annunciate sono state prese dopo un'ampia valutazione del quadro macroeconomico e "nell'obiettivo della stabilità dei prezzi". Il governatore ha riconosciuto anche come ci sia un "sensibile rallentamento" dell'espansione economica ma ha precisato che le probabilità di recessione dell'Eurozona sono "molto basse". Ha voluto, però, sottolineare come, nonostante l'intervento di oggi dell'Istituto centrale, i rischi per le prospettive economiche dell'Eurozona "restano orientati al ribasso" a causa di una serie di fattori esterni che vanno dal protezionismo alle incertezze intorno alla Brexit, fino alla Cina. E le stime degli economisti di Francoforte (a 24 ore di distanza dalla stroncatura dell'Ocse) lo avrebbero confermato: nel 2019, il Prodotto interno lordo dell'Eurozona crescerà solo dell'1,1% e nel 2020 aumenterà dell'1,6%, contro l'1,7% previsto per entrambi gli anni nelle precedenti previsioni. Per il 2021, la Bce conferma una crescita dell'1,5% e l'inflazione dell'Eurozona, per il 2019, è vista all'1,%, dall'1,6% atteso in precedenza. Sarebbero state riviste al ribasso anche le previsioni per il 2020 a 1,5% (da 1,7% precedente) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%). Obiettivo della Banca centrale europea è quello di portare i prezzi vicino al +2% nel medio termine.

Tutti favorevoli agli aiuti

Secondo i governatori centrali, le nuove aste serviranno per "preservare le condizioni di credito favorevoli". Draghi ha poi sottolineato che le decisioni di oggi sono state prese all'unanimità, "segno positivo per la nostra coesione". Quindi, le banche potranno prendere a prestito denaro fino al 30% del valore dei prestiti concessi a società non finanziarie e famiglie alla fine di febbraio. Il tasso su questi finanziamenti sarà legato al tasso di rifinanziamento principale. Le operazioni rappresentano, in particolare per le banche italiane, una boccata d'ossigeno importante, perché dalle "vecchie" operazioni andranno in scadenza oltre 700 miliardi di euro a partire dal giugno 2020, con oltre 200 miliardi in capo agli istituti del Paese.

Con queste nuove operazioni, potranno sostituire i vecchi prestiti con i nuovi.

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