La Borsa non è una cosa seria... è solo una cosa pericolosa

La Borsa è pericolosa perché non è seria. E se si guadagna proprio perché non è seria: se lo fosse, non ci sarebbero opportunità di profitto

La Borsa non è una cosa seria... è solo una cosa pericolosa

Detesto quelli che trattano la Borsa come se fosse una cosa seria. La Borsa non è una cosa seria, la Borsa è pericolosa. Punto e a capo. Ed è pericolosa perché non è seria. E se si guadagna in Borsa si guadagna proprio perché non è seria, se fosse seria non ci sarebbero opportunità di profitto. Un po’ come quello che vendeva vino annacquato e se gli chiedevi perché c’era gente che glielo comprava lui rispondeva che il suo vino era buono ed aveva l’unico difetto di essere solo un po’ annacquato mentre il vino che i concorrenti vendevano era semplicemente cattivo. Un conto annacquare un buon vino un conto annacquare un vino cattivo o peggio servirlo schietto.

Quando hanno montato come panna la crisi in medio oriente tutte le Borse del mondo come dei sempliciotti si sono messi a gridare al lupo al lupo. Era evidente che c’era qualcuno che vendeva (le mani deboli) e qualcuno che comprava (le mani forti). E questo non lo scriviamo con il senno del poi ma lo abbiamo fatto in tempo reale in tempi quindi non sospetti. Al massimo gli iraniani sono riusciti ad abbattere un aereo civile pieno di povera gente ucraina, questa è stata l’unica conseguenza.

E poi come in un coup de théâtre da attori professionisti in un batter d’occhio le prospettive dei mercati sono cambiate: da drammaticamente negative con un mondo sull’orlo della terza guerra mondiale sono diventate altamente ottimistiche. Anzi sono diventate talmente ottimistiche che il nostro indice Ftse All Share sta facendo qualcosa che negli ultimi 10 anni ha cercato di fare altre volte senza mai riuscirsi: rompere quella maledetta congestione che lo tiene imprigionato dentro un box orizzontale. Ora come ora siamo ad un passo dal breakout e ci sono titoli che si stanno risvegliando, come ad esempio Monte dei Paschi che nella seduta di venerdì scorso ha fatto il +15%, roba da matti per una azione che ha perso il 99.99% dai massimi massacrando schiere di investitori privati.

Qui sotto il grafico che mostra come da 10 anni la nostra Borsa abbia conseguito solo il nulla di fatto:

tomas borsa

Quello che in questa fase si deve temere è la classica trappola per Tori: i prezzi dell’indice superano la resistenza di quota 26.890 del Ftse All Share come già hanno fatto diverse altre volte nel 2015 e nel 2018 e poi tornano subito sotto a macinare il nulla come negli scorsi 10 anni.

Questa volta tuttavia è diverso: sappiamo che la Borsa anticipa l’economia di circa 6 mesi e dobbiamo dire che ora che siamo nel punto di minimo del ciclo monti intravvedono la ripresa per il prossimo anno e tra questi addirittura Goldman Sachs, la vecchia signora dei mercati. Quindi diciamo che un breakout sarebbe possibile, non certo ovviamente, perché se fosse certo vorrebbe dire che prevediamo il futuro e se prevedessimo il futuro non saremmo qui a scrivere nel week end un commento di Borsa ma saremmo sotto una palma con un cocktail in mano.

Quali i titoli da tenere sotto controllo nel caso avvenisse l’auspicato breakout ?

Ne forniamo 3:

AZIMUT: ci piace molto il grafico, senza rumore e molto pulito e pensiamo che con la forza relativa che si ritrova e i volumi che la accompagnano che un balzo repentino a quota 30 euro dagli attuali 23 sia possibile.

tomas borssa

FALCK RENEWABLES: da ormai 2 anni e mezzo ha una forza relativa crescente e il rialzo è sempre avvenuto in maniera moderata senza forte volatilità. Potrebbe arrivare una fase di isteria e vedere il prezzo arrampicarsi verticalmente.

borsac 3

FERRARI: un vecchio giornalista andò in Nepal e per spiegare ai locali che veniva

dall’Italia aveva scoperto che esistevano due modi: il paese della Ferrari e il paese di Cristofaro Colombo … la Ferrari è semplicemente la Ferrari e lo scrive uno che di macchine e di automobilismo non se ne intende per niente.

tomasini grafico borsa 4

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