Burger King punta al Canada per aggirare il fisco

Burger King punta al Canada per aggirare il fisco

Nozze d'interesse per Burger King. Il colosso dei fast-food (entrato in Italia nel 1999) è pronto a rilevare la catena canadese di caffetterie Tim Hortons, nell'ambito di un accordo che gli consentirà di risparmiare sulle tasse. L'operazione, che darà vita a un gruppo con un fatturato annuo di 22 miliardi di dollari, porterà a Burger King 18mila ristoranti in più in 100 Paesi. Ma non solo. Con questa mossa, il gruppo controllato da 3G Capital, metterebbe in atto la cosiddetta «tax inversion», un'operazione di fusione che consente di trasferire la sede fiscale in un altro Paese, in questo caso il Canada, e approfittare di aliquote fiscali più favorevoli. Ma se fino a oggi a prendere questa strada sono state società di medie dimensioni, il caso Burger King fa scalpore per l'entità del business che rappresenta: il gruppo, che attualmente ha sede a Miami, ha una capitalizzazione di mercato di 9,6 miliardi di dollari, e Tim Hortons di 8,4 miliardi dollari. Finora, le aziende Usa in cerca di una tassazione favorevole avevano scelto Paesi europei per aggirare l'aliquota del 35% applicata negli Stati Uniti. Ma il Canada - dove le tasse sugli utili sono state abbassate nel 2012 al 15% - è diventata una delle nuove mete privilegiate. Lo stesso presidente Barack Obama è intervenuto per puntare il dito contro questa prassi, che dal 2012 ha riguardato più di venti società. Secondo il Tesoro Usa, fino ad ora il risparmio fiscale dei colossi che hanno adottato le «inversion» (e la consequenziale perdita per lo Stato) è già stato di 1 miliardo di dollari. In Italia, il fenomeno resta contenuto, ma ad oggi ha riguardato teste di serie come Fiat e Gtech. Burger King, oltre a chiudere un accordo conveniente dal punto di vista fiscale, comprando Tim Hortons realizza un'acquisizione destinata a fare storia. Fondata dalla omonima star della National Hockey League, la società canadese (che aprì nel 1964) è considerata oggi un'icona nazionale.

Inoltre, la crescita di Burger King arriva in un momento favorevole in cui uno dei concorrenti, Mc Donald's, accusa una crisi di vendite legata alla disaffezione dei giovani (19-21 anni) dopo la virata «salutista» del gruppo. In scia alla trattativa i due titoli sono rimbalzati a Wall Street: +16% Burger KIng e +19% Tim Hortons.

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