Entra nel vivo la stagione di privatizzazioni targata Cassa depositi e prestiti. Dall'Ipo di Fincantieri, pronta al roadshow la prossima settimana, fino alla cessione parziale di Cdp Reti: la società che ha in pancia il 30% di Snam e in cui confluirà il 29,9% di Terna. L'obiettivo è quello di ricavare risorse fresche per riequilibrare le casse del braccio operativo del Tesoro, negli ultimi anni impegnato a investire in diversi dossier caldi italiani: dall'affaire Ansaldo, alle utility passando per Eni-Snam e le reti tlc (Metroweb). Secondo fonti vicine alla società, sulla cessione del 49% di Cdp Reti «sarebbe tramontata l'ipotesi che vedeva un coinvolgimento dei fondi pensione italiani, troppo vincolati perché possano scendere in campo in pochi mesi».
Giusto il tempo indicato ieri a Milano dall'ad Giovanni Gorno Tempini che ha «aggiornato» i piani della società indicando «l'arrivo di novità entro l'estate».
Secondo gli analisti da questa dismissione si potrebbero ricavare fino a 3 miliardi. E in prima fila figurerebbero, per ora, i cinesi di State Grid Corporation e il fondo infrastrutturale australiano Ifm. Quanto alla quotazione di Fincantieri, la prima in programma per la Cassa, Gorno Tempini ha ribadito che tramite Fintecna resterà sopra il 50% anche dopo l'Ipo. Ieri, intanto, la Borsa Italiana ha comunicato di averne disposto l'ammissione alle negoziazioni sul Mercato Telematico Azionario. Secondo uno studio la società di cantieristica navale potrebbe valere tra i 1,26 e 1,6 miliardi.
Quanto alle altre partecipazioni, Gorno Tempini non ha voluto dare aggiornamenti sul processo di dismissione della quota in Generali, limitandosi a ricordare che il Fondo strategico ha comunicato la discesa sotto il 2% e che «è noto che abbiamo un impegno verso la Banca d'Italia a dismettere con calma l'intera quota».
Sul tavolo restano aperti i piani per le quotazioni di Sace e Ansaldo Energia, non necessariamente in quest'ordine. Questo perché l'azienda assicurativo-finanziaria pubblica ha un business decisamente complesso. Assicura i crediti delle aziende italiane che lavorano con l'estero e supporta gli investimenti internazionali delle Pmi . Ma sempre con le garanzie dello Stato sui rischi da crediti difficili.
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