Calenda all'attacco di Etihad: «Alitalia è stata gestita male»

Il ministro si oppone alle ipotesi di tagli al personale: «Le colpe della gestione non ricadano sui lavoratori»

Gian Maria De Francesco

Roma «Alitalia è stata gestita male e le colpe della gestione non devono ricadere sui lavoratori». Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervistato da Radio anch'io, non ha usato mezze misure nei confronti del management della compagnia aerea che ha chiesto al governo di metter mano al portafogli per finanziare tramite ammortizzatori sociali i necessari tagli di personale. «È un'azienda totalmente privata che ha problemi significativi di gestione: non esiste che si parli di esuberi prima di parlare di piano industriale», ha aggiunto sottolineando che «nessuna azienda si salva senza piano industriale». Un vero e proprio atto d'accusa nei confronti della compagine azionaria di Alitalia, Etihad e l'ad Cramer Ball in primis, ma soprattutto nei confronti del presidente Luca Cordero di Montezemolo che di Calenda è stato il mentore sin dai tempi di Confindustria. In pratica, è stato ribadito quanto già espresso nei scorsi dal ministro delle Infrastrutture Delrio, cioè che non si può chiedere l'intervento dell'esecutivo senza presentare cifre certe e le prospettive di rilancio dell'azienda.

L'ex numero uno di Ferrari, però, non ha voluto fare «nessuna polemica» con il ministro precisando che «entro tre settimane ci sarà un business plan ulteriormente rivisitato da un advisor industriale, condiviso dai due soci italiani e arabi». Dunque accanto a Lazard, che cura gli aspetti finanziari del nuovo piano, si sceglierà anche un consulente per le strategie aziendali. Una volta concluso il lavoro ci si siederà al tavolo «con il governo, con il sindacato, con i manager e gli azionisti». Secondo Montezemolo, «ognuno deve fare la sua parte: dobbiamo condividere un'azienda che stia in piedi, se continuiamo come negli ultimi anni a trovare una soluzione di via di mezzo, non facciamo niente».

Il presidente della compagnia aerea ha ammesso che «il vero problema è il modello di business» perché Alitalia non è una low cost e quindi non riesce a essere competitiva sul medio raggio, mentre sul lungo raggio, in virtù dell'appartenenza all'alleanza SkyTeam, le sono precluse nuove rotte verso gli Stati Uniti che rappresenterebbero «la gallina dalle uova d'oro», un tema su cui la diplomazia ufficiale potrebbe intervenire. Eppure un sassolino dalla scarpa Montezemolo l'ha tolto. Fino a oggi, ha rimarcato, «il governo non ha messo una lira perché i soldi li hanno messi gli azionisti che hanno investito all'inizio e poi hanno reinvestito».

Il numero uno di Alitalia ha confermato la possibilità che ci siano esuberi (1.

600 quelli inizialmente previsti). Il vero nodo della questione sarà conciliare le tensioni dei soci (Intesa e Unicredit intendono aver voce in capitolo e chiedono discontinuità) con le agitazioni del sindacato che ha apprezzato le parole di Calenda.

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