Call center in piazza Il governo apre

Sono arrivati a Roma da tutta Italia, soprattutto dal Mezzogiorno: settemila in piazza per il primo sciopero nazionale dei lavoratori dei call center. Una giornata di mobilitazione per dire «basta all'assenza di regole, alla delocalizzazione selvaggia e a una legislazione sugli appalti che non tutela i lavoratori», come recitano gli slogan del corteo organizzato da tutte le sigle confederali del settore(Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil). Sono 80mila in Italia i lavoratori dei call center in outsourcing: età media 35 anni, per lo più donne. La maggior parte delle imprese si trova al Sud, Palermo, Catania, Taranto, Reggio Calabria, con un giro di affari di 1,3 miliardi di euro. Ma sempre più operatori, per fronteggiare la crisi, stanno spostando il servizio fuori dai confini nazionali: in Albania, Romania, Tunisia.

«Occorre cambiare la legge degli appalti», hanno detto dal palco i leader di Cgil, Cisl e Uil. Dall'esecutivo arriva una risposta, con il viceministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, che assicura entro il mese una nuova riunione del tavolo sul settore.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica