Economia

Cattolica, l'1% di Ubi va verso Intesa

Lunedì cda della compagnia. Letizia Moratti contro Ca' de Sass: "Offerta dirompente"

Cattolica, l'1% di Ubi va verso Intesa

L'operazione assicurativa di Generali che diventa il primo socio di Cattolica, come era prevedibile fin dal suo annuncio, appare sempre più legata a quella bancaria che si sta svolgendo in parallelo: l'offerta lanciata da Intesa su Ubi.

Secondo indiscrezioni del Messaggero, non smentite, Cattolica potrebbe lasciare a breve il patto Car di consultazione, che riunisce il 18,7% del capitale di Ubi Banca. Una decisione non è ancora presa e potrebbe avvenire nel cda convocato per lunedì 20 luglio.

Cattolica è nel Car da lungo tempo, a fronte di un accordo di bancassurance con Ubi. Ma il 13 febbraio scorso, a soli 4 giorni dall'annuncio del 17 febbraio dell'Ops di Intesa su Ubi, di cui nessuno era dunque a conoscenza, il cda di Cattolica ha deliberato di raddoppiare la sua quota in Ubi, dallo 0,5 all'1,01%. Successivamente il patto Car si è espresso pubblicamente contro l'offerta di Intesa, contando quindi Cattolica (che con l'1% aveva diritto anche alla nomina di un membro nel patto) tra i contrari con tutto il suo 1,01%.

Poi però, per la compagnia, il Covid19 ha fatto precipitare la situazione patrimoniale; l'Ivass ha imposto un enorme aumento di capitale (500 milioni); e infine è arrivato il cavaliere bianco: Generali, che ha messo sul piatto 300 milioni, pari al 24,4% del capitale, a condizione che la società lasciasse la forma cooperativa per la spa. Ma in questo modo il posizionamento di Cattolica rispetto a Ubi è improvvisamente cambiato: Generali significa Mediobanca, la banca d'affari che da oltre 30 anni è il primo influente socio a Trieste, e che nella partita Intesa-Ubi sta con Carlo Messina nel ruolo di advisor.

Non è un caso che l'intervento di Generali su Cattolica, la cui logica industriale non è stata ancora esplicitata, non avrebbe raccolto l'entusiasmo di grandi soci del Leone come il vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, in attesa del via libera della Bce per salire fino al 20% della stessa Mediobanca. Il quadro è questo. E non si deve pensare all'1% (che all'esito dell'Ops, per ciascuna delle due parti varrà doppio) sia poca cosa: l'offerta sarà valida se raccoglierà almeno il 50% più un azione e al momento si sta giocando sul filo di lama, con la grande incognita di oltre 130mila piccoli soci che vagono circa il 30% del capitale.

Così la battaglia si sta giocando senza esclusione di colpi. Anche sui giornali, come si è visto ieri con il terzo intervento di peso apparso sul Corriere della Sera in una settimana. Letizia Moratti, presidente di Ubi, ha risposto alla lettera invita dal presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, che a sua volta contrastava la posizione contraria all'offerta espressa, sempre sul Corriere, da Salvatore Bragantini. Ma mentre Gros-Pietro ha usato toni persuasivi per descrivere un'operazione pensata nell'interesse del Paese, Moratti è stata molto dura, scrivendo di «effetto dirompente» dell'Ops mirato a eliminare «un concorrente solido e potenziale creatore di un terzo polo».

E concludendo con un giudizio: «Il lettore che confrontasse questa lettera con la precedente, avrà colto la diversità negli approcci e nelle culture manifestate».

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