«La Cdp aiuti le imprese»

Serve un governo forte e incentivi per quotarsi

«La Cdp aiuti le imprese»

Se l’Europa vuole evitare il precipizio si deve «adeguare al sistema americano, consentendo alla Bce di collocare bond e di immettere liquidità sul mercato», ma l’Italia ha la priorità di « individuare 4-5 settori industriali in cui può essere leader del mondo e di creare dei Fondi pubblici per aiutare a svilupparli». L’imprenditore Canio Mazzaro, presidente e azionista di maggioranza di Bioera e Pierrel, ha pochi dubbi: una delle mancanze del governo Monti è quella di «non aver creato da subito una task force che studiasse il posizionamento strategico dell’industria italiana».
Su quali settori punterebbe?
«Per prima cosa sul comparto metalmeccanico in genere, dove l’industria italiana ha una forte tradizione, sull’alimentare di alta gamma e sul farmaceutico, che abbiamo purtroppo abbandonato. Bisogna sostenere la ricerca con progetti mirati e aiutare gli imprenditori che hanno idee valide»
L’Italia paga, come conseguenza del proprio capitalismo familiare, una Borsa sempre meno rilevante in termini di Pil. Una volta supertata l’attuale crisi, quali incentivi occorrono per convincere le imprese a interpretare la quotazione come uno strumento di sviluppo?
«Oggi l’accesso al listino azionario è davvero disincentivato, anche perché Piazza Affari si contraddistingue per la scarsa presenza di investitori istituzionali esteri. Servirebbero, quindi, incentivi o forme di defiscalizzazione per i fondi che decidono di investire in Italia; sarebbe inoltre opportuno rimuovere gli orpelli regolamentari che oggi legano le società quotate, provocando costi spesso insopportabili per le realtà medio-piccole».
Quanto pesa l’attuale stretta del credito?
«Anche se nessuno vuole ammetterlo gli impieghi delle banche sono ridotti al lumicino e quindi le imprese, soprattutto quelle industriali, sono costrette a ricorrere a mezzi di finanziamento alternativi».
Le banche sostengono che sia la domanda di investimenti a essere sostanzialmente svanita?
«Ci sono aziende, soprattutto industriali, troppo sottocapitalizzate rispetto ai requisiti di Basilea 3. Occorre, quindi, pensare a un ampio piano di intervento finalizzato a trasformare i debiti a breve e a medio termine di queste realtà in finanziamenti a lungo. Questo è un ruolo che potrebbe svolgere la Cassa Depositi e Prestiti, facendo da supporto agli imprenditori sulle scadenze medio-lunghe. Poi c’è la prudenza delle banche ad elargire credito per la difficoltà a reperire liquidità a costi ragionevoli».
Da imprenditore che cosa chiede al governo?
«Le aziende hanno bisogno di una leadership politica forte, di un sistema meno burocratico, di uno Stato che paghi l’Iva dopo un mese e non con un ritardo di cinque anni come avviene oggi».


Che cosa pensa della riforma dell’articolo 18 a lungo osteggiata dalle parti sociali?
«Si è sollevato un polverone ma è un falso problema, perché sono rari i casi in cui un imprenditore è costretto a licenziare. Un aspetto interessante sono però gli incentivi per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a indeterminato».

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