Dopo aver esaltato i risultati della sua gestione e del significativo miglioramento dei fondamentali delle Generali, assicurando che il dividendo crescerà ulteriormente, ieri il ceo Philippe Donnet ha deciso di avventurarsi su un terreno particolarmente delicato come la governance societaria. Il tema era l'articolo 12 della nuova legge sui Capitali, che disciplina la nomina dei consigli di amministrazione con particolare riferimento alla cosidetta «lista del cda». Un argomento fortemente dibattuto sia nella primavera 2022, quando si trattò di rinnovare il cda delle Generali, sia nell'ottobre scorso quando il cambio della guardia toccò a Mediobanca che, come è noto, controlla la compagnia triestina con una quota pari al 13,1% del capitale determinandone la governance da tempo immemorabile.
Detta in breve, la nuova legge è intervenuta a riequilibrare i pesi tra il cda uscente, che alla scadenza ha diritto di proporre una propria lista di consiglieri, e gli azionisti principali, anch'essi giustamente titolari di concreti diritti nell'ambito del governo aziendale. Una redistribuzione di pesi che, sebbene sia conforme alla buona pratica internazionale, non è però gradita a quei manager che, mal sopportando il confronto alla pari con i soci rilevanti, lamentano limitazioni potenziali alla loro attività e perciò chiedono di rivedere la norma rimodificando i pesi nel cda.
È in tale scenario che Donnet, probabilmente alludendo anche al caso Generali, si è augurato che «il governo possa usare la delega per riscrivere in modo giusto l'articolo 12 della legge sui Capitali». Secondo il top manager, per come è scritta, la legge «non porterebbe benefici al Paese, ma anzi potrebbe creare problemi». Per quale ragione? «Un azionista di minoranza con una quota infima - ha sottolineato Donnet - potrebbe arrivare ad avere il 20% del cda» e quindi - è la conseguenza intuibile - manovrare contro gli interessi della società.
Premesso che la possibilità che un socio con una quota infima capace di condizionare la nomina di un solo consigliere non esiste in natura, quanto alle Generali è un problema irrilevante: infatti, lo statuto della compagnia assegna già alla lista di minoranza 3 consiglieri su 13, ovvero circa il 20% del totale. L'anomalia, semmai, è che nonostante nel 2022 la lista di minoranza abbia conquistato in assemblea il 41,7% dei voti, oggi è rappresentata da soli 3 consiglieri su 13.
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