Così si spinge l'azienda in Borsa

Perché sono così poche le aziende quotate in Italia? Perché il mercato borsistico del nostro Paese è così asfittico malgrado l'Italia abbia la seconda filiera manifatturiera d'Europa dopo la Germania con oltre 50mila aziende che hanno oltre 5 milioni di ricavi, di cui oltre il 70% a conduzione familiare?

Una recente ricerca di IRTop, azienda che accompagna le start-up italiane alla quotazione, ci fornisce qualche risposta. L'indagine è stata realizzata su un campione di imprenditori e ad di società quotate ad Aim Italia, l'indice cui approdano start-up e piccole imprese. L'82% delle risposte si divide equamente in due. La prima fa riferimento a temi legati alla «governance»: gli imprenditori, per il 42% temono di perdere il controllo dell'azienda che hanno creato. L'altro 42% di consensi fa esclusivamente riferimento ai costi legati alla quotazione. Ma non è questa la parte più interessante della ricerca. La domanda è stata posta di nuovo agli stessi soggetti anche a quotazione avvenuta. Stupefacenti gli effetti della risposta: il 98% ha segnalato come unica criticità quella del costo, mentre sparisce quella relativa al controllo dell'azienda. Perché? I numeri dicono che il 54% delle aziende che si sono quotate all'Aim era controllato da «Famiglie» nel momento dell'Ipo. Dopo la quotazione «le Famiglie» hanno continuato a detenerne il controllo. Tuttavia, è migliorata la trasparenza dell'azienda verso i mercati, è migliorata l'organizzazione della stessa. Insomma, a quotazione avvenuta, le aziende che prima già funzionavano funzionano sempre meglio.

La trasparenza dei bilanci e dei piani industriali permette di essere più attrattivi verso i capitali e verso manager capaci.

Basterebbe poco, quindi: incentivi, sgravi fiscali e liquidità in crescita per una rivoluzione del mercato italiano e del Paese intero. Di questo si parlerà nel corso della trasmissione Mercati Che Fare in onda, oggi, sabato, alle 20.30 su TgCom24 di Mediaset.

leopoldo.gasbarro@me.com

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