Prosegue il rimbalzo delle Borse europee sostenuto, ancora una volta, dalle parole di Mario Draghi. Non sembra invece aver avuto una qualche influenza la revisione al ribasso del pil Usa del primo trimestre (all'1,8 dalla precedente stima di +2,4%) che ha evidenziato la persistente fragilità della prima economia mondiale. Anzi, si scommette che la frenata sui consumi (fattore determinante nella crescita del pil americano e crollato al 2,6% dal precedente 3,4%) possa indurre, in qualche misura, la Fed a rivedere i propri propositi di rallentare ora e abbandonare nel 2014, quegli stimoli monetari che finora hanno sostenuto l'economia a stelle e strisce. Milano ha chiuso in rialzo del 2% così come Parigi, Londra dell'1%, Francoforte dell'1,6% e Madrid del 2,8%. Positivi, in prima serata, anche gli indici americani.
Intanto l'Eurotower prosegue con la sua campagna di pressione sui governi, affinché provvedano a varare quelle riforme di cui l'economia del Vecchio continente ha strenuamente bisogno: «La Bce è stata molto attiva nel rispondere alla crisi e siamo pronti ad agire di nuovo quando sarà necessario», ha dichiarato Draghi un intervento all'Assemblea nazionale di Parigi. La Bce, ha tuttavia sottolineato Draghi, «può garantire il finanziamento» al sistema, «ma non può fornire capitale» alle singole imprese.
«La politica monetaria non può creare una crescita economica reale», ha ribadito il presidente della Bce che ha quindi rivolto un pressante invito ai governi dell'Unione, affinché facciano «tutto ciò che è in loro potere per aumentare il potenziale di crescita». Ciò include la riduzione delle barriere per l'ingresso di nuove aziende e di giovani e la rimozione degli ostacoli per le imprese».
Essenziale, a giudizio di Draghi, è poi procedere spediti verso l'Unione bancaria europea (ovvero al trasferimento della Vigilanza creditizia alla Bce, a una procedura comune di gestione delle crisi bancarie e a un sistema di garanzia sui depositi) così da «garantire che diventino permanenti i progressi fatti dai mercati finanziari». Draghi ha inoltre invocato «un Single Resolution Mechanism, ovvero un meccanismo comune che permetta il fallimento ordinato delle banche senza portare all'instabilità finanziaria».
Proprio su questi snodi cruciali, si è prolungata ieri la riunione dell'Ecofin. I 27 ministri delle Finanze sono chiamati all'accordo sul fallimento ordinato degli istituti di credito, primo passo verso l'unione bancaria.
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