La dura lezione del Venezuela

Oggi parliamo di diversificazione. La solita solfa direte voi? Sappiamo tutti che per azzerare il rischio bisognerebbe allargare la base dei nostri investimenti. Ne siamo talmente consapevoli che non lo facciamo. Dopo la fine dei Bot ora il nostro rischio è concentrato sul mondo bancario visto che, la metà dei risparmi degli italiani è tra conti correnti e di deposito, azioni e obbligazioni bancarie. Per comprendere gli effetti benefici della diversificazione, non c'è niente di meglio che un esempio di cronaca: il fallimento del Venezuela. In soldoni i 150 miliardi di dollari di titoli di stato del Venezuela potrebbero non essere ripagati, con ovvie ripercussioni per chi li ha sottoscritti. Questa è concentrazione di rischio, il rischio di perdere tutto. Questo, in attesa del possibile consolidamento del debito, per ora ha prodotto un crollo del 50% delle quotazioni dei bond venezuelani. L'indice che misura l'andamento dei titoli di stato dei Paesi Emergenti (Venezuela incluso) nello stesso periodo ha invece registrato una performance che sfiora il 10%. È chiaro il valore della diversificazione? Il 10% di attivi contro una perdita ora del 50% e che potrebbe ampliarsi?

Qui sta anche tutto il valore della consulenza. Il vero consulente, quello per cui vale la pena pagare commissioni, è colui che sarà in grado di pianificare la nostra diversificazione, senza scommesse. Diffidate di chi vi dirà che sarà meglio questo rispetto ad altro. Non può saperlo in anticipo. Chiedete ai sottoscrittori dei bond venezuelani cosa ne pensano.

Credo avrebbero pagato volentieri una piccola «commissione di professionalità» piuttosto che perdere tutto. Di questo si parlerà nella trasmissione Mercati Che Fare in onda domani alle 20.30 su TgCom24 di Mediaset.

leopoldo.gasbarro@me.com

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