Ferrari a Wall Street, ma senza fretta

Fca pensa di aspettare che si attenui la bufera «dieselgate». Per gli analisti la futura azione può valere 52 dollari

Fca potrebbe attendere momenti migliori prima di procedere con la fase finale della quotazione del 10% di Ferrari alla Borsa di New York. Tutto è ormai quasi pronto: la Sec, ovvero la Consob americana, si prepara a dare l'ok al «Form-F1» depositato da Fca lo scorso 23 luglio. I tecnici del gruppo hanno risposto alle ripetute richieste di approfondimento della Sec, il 31 agosto e il 22 settembre. Nelle circa 300 pagine dell'ultima versione del Form-F1 si conferma che in seguito all'Ipo (offerta sul mercato del 10%) di Ferrari, per ogni 10 azioni di Fca ne corrisponderà una del Cavallino rampante, provvisoriamente quotato sotto il nome di «New Business Netherland», e che poi tornerà a chiamarsi Ferrari.

Tra le ragioni di questa possibile dilazione dei tempi (che il mercato spinge da qualche giorno per accorciare) ci sarebbero ragioni esclusivamente tecniche ma anche il fatto che, allo stato attuale e soprattutto negli Stati Uniti, dove il 10% di Ferrari approderà a Wall Street, i media e i social network continuano a dedicare ampi spazi e servizi allo scandalo delle emissioni truccate dal gruppo Volkswagen. «Tutta la stampa americana è scatenata sul caso tedesco, ancora di più di quanto accade in Europa. Secondo alcuni importanti analisti sarebbe meglio aspettare che la bufera si attenui. Troppo distratti e schizofrenici i mercati. Senza contare che l'immagine del settore automobilistico in questo momento non è delle migliori. Fca non ha una grande fretta», puntualizza un osservatore.

Passata la settimana senza le novità anticipate da Cnbc e rilanciate da numerosi media, qualcosa potrebbe invece muoversi verso la fine della prossima, ma non è detto. Da parte loro, gli analisti continuano a esercitarsi in previsioni sulla forchetta di prezzo delle future azioni «New Business Netherland» (Ferrari): c'è, in proposito, chi azzarda 52 dollari (pari a una valutazione di 9,8 miliardi) o, più prudentemente, un range compreso tra 50 e 60 dollari per azione (9,4-11,2 miliardi).

L'agenda che porterà il Cavallino rampante a Wall Street, una volta ottenuto l'ok da parte della Sec e stabilita la forchetta del prezzo delle azioni, prevede l'uscita del prospetto informativo e l'inizio del road-show condotto dal presidente (e futuro ad di Ferrari) Sergio Marchionne, insieme al direttore finanziario di Maranello, Alessandro Gilli (lo stesso manager che ha preparato la quotazione di Fca). Agli investitori presenteranno i numeri della società pronta a entrare sul mercato delle contrattazioni. Chiuso il road-show («dovrebbe essere breve, maga ri tra i 4 e i 5 giorni», stimano nelle sale operative), per la campanella di Wall Street sarà questione di poco.

Rimanendo nel campo del lusso all'interno di Fca, Maserati ha segnato, a settembre, in Italia, un incremento delle vendite pari al 42%. Un flash, infine, sul post bocciatura, negli Usa, dell'accordo Fca-Uaw sul nuovo contratto. La sensazione è che il sindacato americano sia rimasto spiazzato dal no, thanks ricevuto dal 65% degli operai e cerchi di riprendere la discussione con Marchionne.

Nell'impianto Ford del Missouri che produce il mastodontico pick-up F-150 tira intanto aria di sciopero. Il vicepresidente Uaw locale, Jimmy Settles, in contrasto con i vertici di Detroit, è sull'Aventino e punta a far incrociare le braccia nella fabbrica più importante di Ford.

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