La Fiat americana «snobba» Renzi

nostro inviato a Ginevra

La nuova Fiat-Chrysler guarda dall'alto al basso le vicissitudini politiche italiane e i propositi del neopremier Matteo Renzi di ridare slancio ai consumi e all'occupazione. L'ad del gruppo Sergio Marchionne, nell'annunciare che entro uno o due giorni Chrysler raggiungerà un accordo con il governo canadese per avere sussidi in cambio di investimenti, ha voluto ribadire che all'Italia «non ho mai chiesto una lira»; «non credo - ha aggiunto - che il Paese abbia la capacità di affrontare richieste del genere». E a proposito dell'esecutivo da poco in carica, Marchionne ha ricordato l'atteggiamento filogovernativo del gruppo: «Cercheremo di appoggiare qualunque governo; l'Italia ha bisogno di credibilità internazionale, faremo di tutto per sostenerlo».
Nelle parole di Marchionne si legge un certo distacco dagli avvenimenti politici di questi giorni, soprattutto nei confronti del Jobs Acts, cavallo di battaglia di Renzi in tema di lavoro: «Non ci influenzerà. Quanto al suo contenuto, non ho chiari i dettagli». Quindi, l'affondo: «È comunque importante riconoscere che Fiat ha preso con i sindacati (eccetto la Fiom, ndr) accordi che hanno creato una base su cui andare avanti e dare stabilità; per noi queste altre manovre su cui sta lavorando Renzi avranno un impatto, ma non immediato, nel senso che il nostro sistema deve proseguire e cerchiamo di tornare all'utilizzo pieno di tutti i nostri dipendenti. La cosa importante è riconoscere che il nostro impegno è invariato, anche senza il Jobs Acts».
La Fiat continua ad andare per la sua strada, con il suo progetto di gruppo globale, indipendentemente da chi ci sia a Palazzo Chigi. Il messaggio che viene lanciato è chiaro: non disturbare il manovratore il quale, a sua volta, mantiene l'impegno di non battere più cassa, come avveniva regolarmente in casa Fiat nel periodo antecedente l'arrivo dell'attuale ad. Solo sul nodo del cuneo fiscale, Marchionne si è sbilanciato con un giudizio: «Credo che il taglio sia un atto dovuto. È importante affinché il sistema economico possa andare avanti». Ma il lavoro di Renzi non sarà semplice, in quanto in Italia «c'è una mancanza di capacità di consumo». Da parte sua, Marchionne non ha intenzione di cambiare di una virgola la propria strategia: «Fiat può contribuire a far ripartire la macchina industriale, ma il punto di riferimento è il mercato mondiale e non quello italiano. Se non ragioniamo così, non contribuiremo alla ripresa del Paese. «Quello che avverto in Italia - l'ultima frecciata - è la volontà di cambiare», che non significa che si avverte «un clima di cambiamento».
Al Motor Show di Ginevra, accompagnato dal presidente di Fca, John Elkann, e con Luca di Montezemolo a fare gli onori di casa allo stand Ferrari, il gruppo nato lungo l'asse Torino-Detroit ha dato un primo assaggio del nuovo volto che vuole assumere, quello di guardare sempre più al lusso e alla sportività, rispetto alla tradizione di produttore automobilistico di massa. Il 6 maggio prossimo, a Detroit, Marchionne svelerà per filo e per segno le linee di sviluppo di Fiat-Chrysler fino al 2017. Il piano sarà incentrato soprattutto sulle sinergie tra Maserati e Alfa Romeo.
Per il Biscione sembra essere arrivato l'atteso, da anni, momento del grande rilancio. Non è un caso che, a Ginevra, la parte del leone l'abbiano proprio fatta Maserati con il concept Alfieri - coupé extralusso che, nella versione definitiva, nascerà a Mirafiori insieme al Suv Levante - e la stessa Alfa, che ha visto debuttare la 4C Spider made in Modena, stabilimento pure incluso nei piani di sviluppo che saranno illustrati a Detroit.


Altra anteprima mondiale, ieri, quella della Jeep Renegade, prodotta a Melfi, grazie alla quale, una volta partita la linea di montaggio anche per la «gemella» Fiat 500X, entro sei mesi l'azienda conta di riassorbire tutti i lavoratori e saturare, così, la capacità dell'impianto lucano. Lo stesso Renegade sarà prodotto anche nelle fabbriche Fiat in Brasile (Pernambuco) e Cina. La Borsa ha apprezzato: +4,4%.

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