Fmi, l'Argentina vuole rinegoziare

Il peronista Fernandez a Macri: «Siamo in default come nel 2001»

Fmi, l'Argentina vuole rinegoziare

Allarme rosso a Buenos Aires: i mercati temono sempre più il default del Paese in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 27 ottobre. Ieri il credit default swap (cds), che indica il prezzo a cui assicurarsi contro un eventuale rischio di bancarotta, è schizzato di 319 punti base a 2669 punti rispetto a venerdì scorso, dopo le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal candidato premier, il peronista Alberto Fernandez. Il politico, che alle primarie di una settimana fa aveva sbaragliato l'attuale presidente Mauricio Macri mandando a ko i mercati, ha parlato di un Paese virtualmente già in default. E l'attuale livello dei cds a cinque anni lo conferma: il credit default swapt implica l'86% di possibilità di un fallimento della Casa Rosada entro il 2024, mentre i Tango Bondo proseguono in caduta libera sui listini internazionali (ieri un'emissione in scadenza nel 2038 ha lasciato sul campo il 6,7 per cento). Senza considerare che il crollo del peso a cui si sta assistendo rende ancora più onerosi i pagamenti delle scadenze previste in dollari (di cui 33,7 miliardi sono in scadenza a fine anno).

Una delegazione del Fondo Monetario Internazionale è attesa a Buenos Aires in settimana per trattare con governo e opposizione la rinegoziazione del prestito da 57 miliardi di dollari concesso un anno fa a Buenos Aires. Ma per Fernandez «la realtà incontrovertibile è che l'Argentina non è in grado, in queste circostanze, di adempiere agli obblighi che si è assunta». Il candidato presidente ha poi aggiunto al quotidiano Clarìn: «Dobbiamo capire che siamo virtualmente in default ed è per questo che i bond valgono quanto valgono. Perché il mondo sta realizzando che non saremo in grado di pagarli». Fernandez ha poi indicato, come percorso per arginare la crisi incombente, la strada intrapresa dall'Argentina nel 2001 per uscire dal default, ovvero quella di negoziare con i singoli creditori le condizioni di pagamento (che 18 anni fa si sono concretizzate in una richiesta di sconto del 75%).

In campagna elettorale il peronista aveva parlato di controllo sui capitali e di rilancio attraverso l'allentamento della politica fiscale e monetaria.

Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, a sua volta ha parlato del ritiro in massa degli argentini dei soldi dai conti correnti arrivando a paragonare Buenos Aires al Venezuela.

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