Gavettone tedesco sugli aiuti Bce

Il falco Schaeuble: «Mal interpretate le parole di Draghi. Nessun nuovo corso, servono riforme e altro rigore»

Gavettone tedesco sugli aiuti Bce

Ha aspettato qualche giorno, in silenzio. Poi, Wolfgang Schaeuble ha mostrato la versione tedesca dell' ice bucket : al posto dell'autogavettone solidale, una bella secchiata gelida tirata in faccia ai tanti convinti che venerdì scorso, al summit di Jackson Hole, Mario Draghi abbia aperto la porta a misure talmente non convenzionali da prevedere perfino l'acquisto di titoli di Stato. «Conosco bene Draghi - afferma il ministro tedesco delle Finanze - : le sue parole sono state fraintese e interpretate in un'unica direzione».

Ecco dunque servita l'esegesi del più recente pensiero del capo della Bce, con la sola chiave di lettura consentita dal falco Schaeuble: più che un cambio di rotta contrassegnato da ammorbidimenti monetari in stile Fed, c'è «bisogno di riforme strutturali in Germania e in Europa, per rinsaldare la nostra competitività». Magari passando anche sotto le forche caudine del commissariamento: «I Paesi che si sono sottoposti a piani di salvataggio - dice soddisfatto il ministro - hanno fatto passi avanti enormi». Forse i greci non saranno del tutto d'accordo. In ogni caso, simili dichiarazioni dimostrano quanto la congiuntura negativa (-0,2% il Pil tedesco nel secondo trimestre), forse destinata a sfociare in una recessione come paventato dall'istituto economico Diw, non abbia reso più accomodante Berlino. L'intenzione di perseverare nelle politiche di austerity, meglio se imposte ad altri, risulta ancor più evidente dal tono infastidito con cui Schaeuble ha liquidato le critiche alle politiche di rigore costate il posto al ministro dell'Economia francese, Arnaud Montebourg. «Questa notizia naturalmente non mi ha rallegrato».

Fraintendimenti veri o presunti a parte, è il Fondo monetario internazionale a rivolgere l'ennesimo invito rivolto a Eurolandia ad agire contro la deflazione, con ciò avallando implicitamente quelle misure destinate a rianimare un'inflazione anemica. Il «rischio di deflazione è ancora chiaramente presente nell'eurozona e in alcuni Paesi della zona euro è una realtà», ha scritto Olivier Blanchard, capo economista del Fmi, in un articolo su Finance&Development, pubblicazione trimestrale del Fondo.

Il fuoco di sbarramento tedesco ha comunque avuto un effetto immediato sul mercato valutario, dove l'euro è risalito oltre quota 1,32 dollari dopo aver toccato un minimo da 13 mesi a 1,3151. Una remunerazione ormai ridotta al minimo storico dello 0,136% sui Bot a sei mesi collocati ieri, non ha frenato l'interesse di investitori istituzionali e fondi, che vedono nella carta italiana a breve un valido strumento per parcheggiare la liquidità. Un buon viatico per l'emissione di oggi del Btp decennale, con cui il Tesoro archivierà le aste di agosto arrivando all'80% circa di copertura della raccolta prevista per il 2014.

La possibilità di un'ulteriore limatura dei tassi sul nuovo benchmark appaiono concrete: sul mercato secondario, il rendimento del 10 anni è sceso ieri così in basso (al 2,36%) da risultare inferiore a quello dell'omologo T-bond Usa (2,39%). È il secondo sorpasso (al ribasso) da parte dei nostri titoli dopo quello di martedì scorso nei confronti del Gilt inglese.

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