Jovane a un passo dall'addio a Rcs

Banche in pressing sul debito, oggi il consiglio. E nel toto-successione spuntano anche Iasi e Cioli

Venduti i libri alla Mondadori, in casa Rcs tira aria di ribaltone al vertice.

Le voci su una possibile uscita anticipata dell'amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, erano già circolate a luglio ma ieri si sono fatte più insistenti. Tanto da lasciar intendere che le dimissioni potrebbero addirittura finire sul tavolo del cda del gruppo editoriale fissato in agenda per oggi, con all'ordine del giorno le trattative con le banche per la ristrutturazione e la revisione dei parametri sul debito.

La società ieri non ha commentato le indiscrezioni ma sul mercato si fanno già i nomi dei possibili sostituti che trovano il consenso delle banche creditrici: Gabriele Del Torchio, ex ad di Alitalia (che però ieri ha definito le ipotesi «prive di fondamento»), Sergio Iasi, numero uno di Prelios, e Laura Cioli, ad di CartaSi e giá nel board di Rcs.

Le ruggini sulla gestione Jovane, inizialmente sponsorizzato dagli Elkann (ovvero dagli azionisti di maggioranza attraverso Fca), non sono recenti. Ma la tensione sarebbe salita nuovamente nel cda del 30 settembre sulla cessione della divisione Libri. Durante la riunione «notturna» alcuni consiglieri del gruppo che controlla il Corriere della Sera, guidati da Gerardo Braggiotti (presidente di Banca Leonardo), erano stati particolarmente determinati ad approfondire ogni dettaglio della questione, gestita appunto in prima persona dall'ad. Le perplessità riguardano soprattutto i tempi necessari per rispettare le garanzie previste dai contratti di finanziamento, a cominciare dal debito netto che a fine anno non dovrà superare i 440 milioni mentre a giugno il livello era già salito a 526,2 milioni.

Se i cosiddetti «covenant» venissero sforati, scatterebbe l'obbligo di varare un nuovo aumento di capitale da 190 milioni dopo i 400 milioni del 2013. Ipotesi assai sgradita ai soci (ad esclusione di Urbano Cairo) che non avrebbero intenzione di rimettere mano al portafoglio. Qualche perplessità sulle strategie dell'ad si sarebbe registrata anche fra alcune delle banche - Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit, Bpm, Bnp-Bnl, Mediobanca - che due anni fa rifinanziarono Rcs con 600 milioni di euro.

I Libri sono stati ceduti alla Mondadori per 127,5 milioni rispetto alla cifra pattuita inizialmente, pari a 135 milioni, per disinnescare la mina Antitrust: il gruppo di Segrate è riuscito a strappare uno sconto assumendosi il rischio di un intervento del Garante. Che valuterà «appena riceveremo la notifica sulla concentrazione», ha detto ieri il presidente dell'Autorità, Giovanni Pitruzzella. Aggiungendo che i tempi dell'esame «dipenderanno dalla completezza delle informazioni: cercheremo di svolgere tutto il più rapidamente possibile, compatibilmente con l'accuratezza dell'analisi».

A Piazza Affari, intanto, le azioni Rcs hanno

chiuso la seduta di ieri con un +0,11% a 0,88 euro. Il titolo, che in mattinata aveva guadagnato fino al 5%, ha rallentato nell'ultima ora di contrattazioni. Scarsi anche i volumi, con meno dello 0,5% del capitale scambiato.

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