L’allarme della Cgia: ''Tasse e burocrazia mix micidiale per imprese''

Secondo uno studio della Cgia, sui bilanci delle imprese italiane gravano costi per 138,3 miliardi di euro all'anno, quasi l’8% del Pil

L’allarme della Cgia: ''Tasse e burocrazia mix micidiale per imprese''

Notizie non molto positive per il mondo delle imprese italiane, specialmente quelle medie e piccole. Secondo una ricerca effettuata dall'Ufficio studi della Cgia, il mix di tasse e burocrazia ha superato la soglia dei 138 miliardi di euro. In pratica, a fronte di un gettito complessivo annuo di 81,2 miliardi di euro di tasse versate all'Erario, il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica amministrazione è di oltre 57 miliardi.

Il totale che grave sui bilanci, così, sale alla vertiginosa cifra di 138,3 miliardi di euro all'anno. Un bel salasso che sfiora quasi gli 8 punti di Pil. La somma versata al fisco, non solo è un peso per le aziende ma crea problemi allo sviluppo in quanto frena l'economia del Paese. "Il Governo - sostiene il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo - dovrebbe riflettere su questi dati e cominciare a lavorare per ridurne l'impatto. Se, a causa della situazione dei nostri conti pubblici, abbattere il carico fiscale in misura significativa non appare per nulla semplice, una drastica riduzione della cattiva burocrazia, invece, potrebbe essere ottenuta a costo zero, o quasi".

Non facile attuarla ma sicuramente possibile. È lo stesso Zabeo a indicare come: "Riducendo il numero delle leggi attraverso l'abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile difficilmente superabile".

In base ad uno studio di The European House - Ambrosettì, la produzione legislativa dell’Italia è la più alta d'Europa. Nel nostro Paese, infatti, le norme sono circa 160.000: di queste 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. Tantissime soprattutto se paragonate ai Paesi del vecchio Continente. In Francia sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. La responsabilità di questa legiferazione è legata principalmente a due fattori: il primo è la mancata abrogazione delle leggi concorrenti mentre il secondo dipende al quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l'approvazione di decreti attuativi. Questa procedura ha di conseguenza aumentato a dismisura la produzione normativa.

Per il segretario della Cgia, Renato Mason "i tempi e i costi della burocrazia sono diventati un problema che caratterizza negativamente il nostro Paese, all'interno del quale coesistono situazioni molto differenziate tra Nord e Sud nonché tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale”. Mason afferma che il peso della burocrazia è un ostacolo agli investimenti e allo sviluppo. Per sottolineare ciò ricorda che molti investitori stranieri “non vengano in Italia proprio per la farraginosità del nostro sistema burocratico che ha generato un velo di sfiducia tra le imprese private che non sarà facile rimuovere".

Ma vi è anche un altro dato preoccupante per le imprese italiane, questa volta fornito dalla indagine campionaria condotta da Eurobarometro (Commissione europea) sulla complessità delle procedure amministrative che incontrano gli imprenditori dei Paesi dell'Unione europea. L'Italia si trova al 2° posto di questa poco invidiabile graduatoria: l'86% degli intervistati ritiene che la burocrazia sia un serio problema che ostacoli il lavoro e lo sviluppo. Nella Ue, dove il dato medio è del 62%, solo la Romania presenta una situazione peggiore della nostra.

Una situazione quella portata alla luce dalla Cgia davvero insostenibile per le nostre imprese. Per cambiare rotta, con grande beneficio per lo sviluppo del Paese, ci sarebbero diverse soluzione. Innanzitutto bisogna semplificare il quadro normativo magari migliorandone la qualità. Non meno importante è il monitoraggio con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi.

Inoltre, si potrebbe consolidare l'informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili magari permettendo all'utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze.

Altri passo sarebbero quelli di far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste e procedere e completare la standardizzazione della modulistica. Forse più facile a dirsi che a farsi.

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