Troppo potenti per essere buoni. Così Google, Amazon, Facebook e Apple sono finite nel mirino del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che ha annunciato di aver avviato una vasta indagine sulle pratiche anticoncorrenziali di piattaforme online, social network, motori di ricerca e siti commerciali. Certo i nomi specifici non sono stati fatti ma ci vuole poca fantasia per capire su chi si concentreranno le attenzioni dei regolatori Usa che, dopo 25 anni di silenzio, si sono improvvisamente resi conto che i campioni nazionali hanno raggiunto ormai dimensioni «pericolose». Giganti del web che maneggiano miliardi di dati personali e sono in grado di influenzare non solo gli acquisti di generi di consumo di qualunque tipo ma anche i mercati finanziari e anche le opinioni politiche.
Amazon, ormai diventato il più grande emporio del pianeta, secondo il segretario del tesoro Usa Steven Mnuchin ha «talmente tanto potere da aver distrutto le vendite al dettaglio negli Usa». E non solo si potrebbe dire, dato che anche i dettaglianti in Europa, hanno dovuto fare i conti con il gigante creato da Jeff Bezos.
L'obiettivo delle autorità Usa è sapere se queste società «attuino pratiche che hanno ridotto la concorrenza, impedito l'innovazione o colpito i consumatori».
Scopo dell'indagine è dunque quello di valutare le condizioni della concorrenza sulle piattaforme online. Il dipartimento di Giustizia ha detto di voler tenere conto delle diffuse paure dei consumatori, delle imprese e degli imprenditori che hanno sollevato preoccupazioni per i servizi di ricerca, i social network e le piattaforme di e-commerce. «Senza una disciplina della concorrenza significativa, le piattaforme digitali possono utilizzare modalità che non soddisfano le esigenze dei consumatori» - ha detto Makan Delrahim, funzionario antitrust presso il dipartimento.
La settimana scorsa davanti al Congresso Adam Cohen, direttore degli affari economici del gruppo aveva affermato il contrario. «Google ha creato una nuova concorrenza in molti settori. Abbiamo costantemente dimostrato come la nostra attività è progettata e gestita a beneficio dei nostri clienti».
Fino ad ora comunque le azioni contro i colossi del web non hanno prodotto grandi frutti nonostante le diverse audizioni dell'ad di Facebook Mark Zuckerberg, di quello di Twitter Jack Dorsey e di Sundar Pichai di Google.
Le discussioni davanti a vari comitati circa le preoccupazioni sulla privacy degli utenti, l'integrità delle elezioni e la censura in rete sono state sempre scevre di epici scontri verbali, mettendo invece in luce una certa ignoranza tra i funzionari governativi sul funzionamento e sulle possibilità della tecnologia. Ed è proprio per questo che fino ad ora i legislatori poco hanno fatto per regolamentare, con leggi ad hoc, le aziende tecnologiche. Una mancanza di cui si sente il bisogno anche in Europa, diventata luogo di conquista delle Hi-tech company Usa sul fronte del software e delle aziende cinesi per quello dell'hardware.
Le conseguenze dell'indagine potrebbero essere molto pesanti per le società interessate. L'Antitrust Usa potrebbe chiedere lo scorporo di rami d'azienda o altri rimedi per favorire la concorrenza.
Ieri comunque a Wall Street
le perdite per le società che saranno interessate dall'indagine, sono state contenute intorno al mezzo punto percentuale.Domani Google e Amazon comunicheranno i conti trimestrali mentre Apple lo farà la prossima settimana.
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