Per Luxottica inizia il dopo Guerra

Numero uno in uscita. Il titolo cede il 3,6%. Ma per gli analisti non sarà un problema: «Dietro a lui manager esperti»

Per Luxottica inizia il dopo Guerra

L'addio di Andrea Guerra, alla guida di Luxottica da un decennio, non piace (per ora) al mercato. Ma più per l'incertezza che aleggia intorno alla notizia - circolata da ieri mattina - che per il peso effettivo che potrebbe avere l'uscita di scena del manager milanese, classe 1965, approdato al colosso mondiale degli occhiali dalla Merloni.

Al di là dei motivi che hanno dato origine alla rottura tra il manager e il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, le vendite che hanno colpito il titolo sono state alimentate - in prima battuta - da una legittima reazione emotiva che ha spinto l'azione in negativo di oltre il 7% a 37,6 euro. Tanto che l'azione ha poi recuperato chiudendo in calo del 3,6% a 39,1. Certo non ha aiutato la reazione della società che non volendo commentare la notizia ha detto che «al momento non è stato convocato alcun cda», ma che «da tempo il presidente Leonardo Del Vecchio e l'ad Andrea Guerra si stanno confrontando sulle migliori strategie future». Una mezza conferma che ha spinto azionisti e broker a interrogarsi sul dopo-Guerra, un manager che (insieme a Del Vecchio) ha contribuito alla crescita straordinaria di Luxottica. Il manager, sposato e padre di tre figli, è attualmente anche membro dell'Fsi e nel cda di Ampifon e Ariston e in questi 10 anni ha portato il titolo da 10 a 40 euro (per una capitalizzazione vicina ai 20 miliardi), più che raddoppiando i ricavi, passati dai 3,26 miliardi del 2004 a 7,3 miliardi. L'eventuale partenza di Guerra, regista fra le altre operazioni dell'acquisizione di Oakley e dell'accordo con Google, potrebbe apparire quindi a prima vista come un brutto colpo per Luxottica. Ma non è così.

A dirlo sono, in primis, gli analisti. «Che il cambio dei vertici spaventi il mercato è normale» commenta un analista. Tuttavia, «anche se i tempi di questa notizia sono totalmente inaspettati - spiega Citigroup - la potenziale uscita di Guerra non è così sorprendente perchè si è completato un ciclo lungo e sono aumentati gli interessi di Guerra al di fuori del business dell'occhialeria». Il riferimento è al possibile coinvolgimento politico del manager, molto vicino al premier Matteo Renzi. Per Citi, quindi, «non ci sarà molto impatto dalla potenziale uscita di scena dell'ad, perché ha creato un forte team e gli esperti lo hanno sempre visto come un direttore d'orchestra molto capace, piuttosto che come un one-man band». Un'opinione condivisa da Cazenove: «Luxottica vanta una delle migliori squadre di manager». D'altra parte è celebre la frase che il manager pronunciò alla Leopolda, il meeting dei renziani, nel 2013: «Gli uomini in Luxottica contano più dei processi e dei sistemi». Insomma, la base - con o senza di lui - è solida. Per Citi ed Equita il target sul titolo resta a 45-47 euro, per Kepler scenderà invece a 40 euro. Poi, certo, molto dipenderà da chi diventerà il nuovo ceo. Gli esperti di Citi tendono comunque a escludere che possa essere un membro della famiglia Del Vecchio. All'orizzonte si ipotizza o una soluzione interna (la scelta potrebbe cadere su Enrico Cavatorta, cfo e dg) o esterna: l'ad di Autogrill e Wdf, Gianmario Tondato Da Ruos, e di Campari, Bob Kunze-Concewitz possibili scelte. Deciderà lo stesso Del Vecchio, insieme con l'amico di sempre e vicepresidente Luigi Francavilla.

Chiunque sarà, se la dovrà vedere con i risultati di questi anni, sulla scorta dei quali Guerra si è portato a casa ben 75 milioni di stock option e uno stipendio di oltre 4 milioni l'anno. Una cifra record, legata al piano di stock option voluto dallo stesso Del Vecchio e che risale al 2009.

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