Politica economica

Manager per musei più efficienti. Ecco la vera politica della cultura

Massimo Osanna, che fa il direttore generale del ministero della Cultura, in questi giorni ha espresso un pensiero che è musica per le mie orecchie

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Massimo Osanna, che fa il direttore generale del ministero della Cultura, in questi giorni ha espresso un pensiero che è musica per le mie orecchie. In buona sostanza, ha spiegato che i musei sono aziende, per la precisione piccole aziende e, pertanto, necessitano di essere gestite da figure professionali complesse e all'altezza dell'impegnativo compito (d'altronde, quando si ragiona di bellezza il compito è sempre impegnativo!). Dunque, di professionisti con indiscutibili capacità manageriali.

Ma perché il direttore Osanna è dovuto intervenire sul tema? Perché accademici e storici dell'arte, hanno avuto da ridire, come succede sempre quando si parla di musei da guidare con mentalità manageriale. In loro vi è sempre il sospetto che la bellezza venga trattata esclusivamente come un mercato. E, per di più, soggetta all'influenza decisionale della politica. Come in tutte le cose della vita l'assolutizzare è sempre un metodo pernicioso. Tuttavia, mi pare ovvio che per dare sempre più lustro al nostro straordinario patrimonio museale occorra mettere in campo figure manageriali di grande spessore. Quanto più un museo/piccola impresa funziona a dovere tanto più se ne avvantaggia la collettività.

A meno che, ancora una volta, qualcuno non ritenga che il presidio della bellezza debba essere vicenda esclusiva dei soliti pochi. La bellezza deve essere per tutti. Va anche detto che nella commissione nominata per la scelta dei manager fanno parte personalità di provata esperienza e competenza. Insomma, si ha l'impressione di prese di posizione che evidenziano le solite logiche di privilegio. E il privilegio non è mai la soluzione, ma l'atavico problema da superare.

Una cosa è certa: privilegio e bellezza non possono mai andare d'accordo.

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