Maxi sequestro di beni a casa Zonin

E la Consulta conferma la riforma delle banche popolari: è legittima

Maxi sequestro di beni a casa Zonin

Gli avvocati che difendono alcune centinaia di risparmiatori traditi dalla Popolare di Vicenza ieri mattina hanno suonato il campanello della villa palladiana a Montebello di proprietà della famiglia dell'ex presidente Gianni Zonin. Accompagnati da due ufficiali giudiziari e da un esperto d'arte, hanno mostrato il decreto di sequestro del Tribunale che li autorizza a mettere i sigilli a beni sino ad un massimo di oltre 19 milioni. Il primo dei due legali, Renato Bertelle, è stato autorizzato dal giudice a sequestri conservativi per 15,5 milioni, il secondo, Michele Vettore, per 3,8 milioni: entrambi rappresentano circa 300 ex soci e risparmiatori rimasti coinvolti nel crac dell'istituto berico. Le operazioni proseguiranno anche oggi. Nella casa era presente il proprietario della villa, Michele Zonin, figlio dell'ex patron, al quale il padre ha ceduto l'abitazione. I beni messi sotto sequestro non potranno essere ceduti, spostati o alienati fino al termine del processo agli ex vertici della banca prima trasformata in spa e poi rilevata da Intesa insieme a Veneto Banca.

Sempre ieri, la riforma delle banche popolari del 2015 è stata confermata dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto infondate le questioni di costituzionalità sollevate dal Consiglio di Stato per le limitazioni al rimborso in caso di recesso del socio a seguito della trasformazione della banca in spa.

La Corte ha stabilito che la possibilità per le banche di introdurre limiti al rimborso in caso di recesso del socio non lede il diritto di proprietà. Sono due le Popolari che hanno «congelato» la trasformazione in spa: quella di Sondrio e quella di Bari.

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