Il 2016 è stato l'anno orribile per le banche di casa nostra. Si spera che con il salva-risparmio si sia voltato pagina e che si smetta, una volta per tutte, di mettere a repentaglio il risparmio degli italiani. Ma non dovrebbero essere le banche l'unico spunto di attenzione. Infatti, se da un lato scegliere la banca sicura rappresenterà un elemento imprescindibile nella gestione del denaro, dall'altro è alla crescita dei capitali sin qui accantonati che bisognerà porre tanta attenzione.
Eppure il fatto che oltre un quarto dei risparmi siano depositati in conti correnti, appesantiti dai costi in crescita imposti delle banche in difficoltà e senza più alcuna remunerazione è la conferma di quanto le persone siano disorientate. I dati dell'ultima indagine Consob sul risparmio creano altre perplessità: solo il 38% degli intervistati ha detto di fare investimenti per gestire i propri soldi, ma di questi, quattro su dieci lo fanno senza cognizione di causa. Si parla quotidianamente d'inflazione? Ebbene solo il 40% del campione ha saputo spiegare di cosa si trattasse e la quota scende al 16% se si parla di Fondi Comuni, di rischiosità degli investimenti o di lungo termine. Insomma se il nostro paese è tra i più virtuosi al mondo quanto a ricchezza privata accantonata, c'è il rischio che questa, accumulata in tante generazioni, venga depauperata perché oggi si è incapaci di gestirla.
Ma chi si occupa di tutto questo? Se non si corre in fretta ai ripari, il danno generazionale delle scelte economiche sbagliate fatte oggi, sarà irreparabile e peserà più della crisi economica. Senza una gestione oculata del risparmio non ci saranno integrazioni pensionistiche, non ci saranno fondi per lo studio dei professionisti di domani, dei nostri figli di oggi.
Per non parlare delle imprese: chi fornirà loro linfa vitale per crescere? Il risparmio degli italiani è il vero propulsore dell'economia, senza, c'è il rischio di pilotare noi e le generazioni future verso una realtà incerta. Buon 2017 a tutti.leopoldo.gasbarro@me.com
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