Moody's boccia Ford, pesa la Brexit

Giù il rating sul debito, a un passo dal livello "spazzatura"

Moody's boccia Ford, pesa la Brexit

Moody's boccia Ford Motor e taglia il giudizio sul debito della Casa automobilistica americana a «Baa3» da «Baa2». Si tratta di un limatura di un gradino, ma ormai il debito del gruppo si trova a solo un passo dal giudizio «junk», «spazzatura». A «Baa» i titoli sono già considerati «a medio rischio» di insolvenza e «contengono elementi speculativi», e in questa sezione il «3» è ritenuto il livello più basso. Non solo, Moody's ha messo bene in chiaro che l'outlook, ovvero le aspettative sul futuro di Ford, sono negative. Intanto, a Wall Street, alle 20 italiane di ieri il titolo era poco mosso, ma da inizio anno il gruppo fondato da Henry Ford a Detroit, perde il 20 per cento.

La bocciatura, ha spiegato l'agenzia, «riflette l'erosione del posizionamento globale dell'azienda e le sfide che dovrà affrontare». Più in dettaglio, sono quattro i punti critici messi nel mirino da Moody's, gli stessi che potrebbero portare a sviluppi negativi per il gruppo. Prima di tutto l'agenzia di rating pone l'accento sull'indebolimento dei margini in Nord America a causa dell'aumento dei costi. In secondo luogo si parla di una inversione di marcia delle attività cinesi dove l'utile operativo è sceso da 70 milioni di dollari, nella prima metà del 2017, a una perdita di 633 milioni nel primo semestre di quest'anno. Nel futuro di Ford, infine, a giudizio di Moody's, potrebbero sorgere difficoltà in Sudamerica dove sono stati persi 750 milioni di dollari nel 2017, oltre a perdite in Europa, destinate a peggiore per via dei costi della Brexit: Ford conta 9mila addetti in Gran Bretagna.

Moody's non manca, comunque, di sottolineare anche i punti di forza del gruppo guidato da James Hackett, come il posizionamento «in Nord America e la capacità nelle ristrutturazione già evidenziata.

Proprio le auto, d'altro canto, sono al centro della guerra dei dazi che, da mesi, imperversa sui mercati internazionali. Lunedì scorso Messico e Usa hanno siglato un accordo per un nuovo assetto dei rapporti di scambio bilaterali e definito un «aggiornamento del trattato Nafta».

L'auto è il settore cruciale su cui si è accesa l'attenzione del mercato, in particolare per quel che riguarda le condizioni con cui regolare le importazioni negli Usa delle vetture prodotte in Messico.

L'accordo (all'appello manca ora il Canada) prevede una serie di vincoli che limitano l'attrattiva della produzione, finora low cost in Messico.

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