Cosa sta succedendo in Unicredit? Un tempo la banca di Profumo, la prima banca italiana, poi quella più internazionalizzata e oggi tra le più fragili. Fragile, relativamente, si intende. Ma è ormai assodato che è necessario rifornirla di nuovi capitali ed è di dominio pubblico, che alcuni dei suoi attivi siano in vendita. Persino la sua quota in Mediobanca, non è piú in cassaforte e vigilata dal drago sputafuoco. Da poche settimane Federico Ghizzoni, che pure ha spalato un bel po' di macerie accumulate in questi anni, è stato gentilmente messo alla porta e sostituito dal francese Mustier. Da quel dì il titolo ha ripreso a correre (ma era sceso davvero in basso) e ha fatto meglio in Borsa dell'indice di settore europeo e dei suoi concorrenti italiani. Il nuovo amministratore delegato non era gradito ad una buona pattuglia di soci italiani, che alla fine hanno fatto buon viso al rischio di finire sotto in un'assemblea dominata da fondi stranieri. Ebbene cosa sta combinando il nuovo boss. Sta lavorando almeno su due tavoli. Parliamo semplice, e ci si perdoni qualche semplificazione di troppo.
1 Tavolo. Tocca occuparsi della mole mostruosa di prestiti incasinati: si aggirano intorno agli ottanta miliardi di euro. Roba da svenire. Su questa montagna però Ghizzoni ha lavorato e fatto soffrire i suoi soci: ha fatto in modo che questi prestiti mal fatti, fossero coperti per più della metà del loro valore da patrimonio della banca. Insomma la montagna è alta, ma si parte da un buon punto. Comunque sia è ancora troppo. La banca si trova con un patrimonio di 40-45 miliardi di patrimonio e altrettanti di prestiti malconci. Too much. Mustier con tutta probabilità andrà sul mercato con un aumento da 5-6 miliardi, che gli permetterebbe di alzare di un bel po' la copertura delle sofferenze e in prospettiva di vendere tutto il pacchettone ad una bad bank o fondo specializzato.
2 Tavolo. È quello piú delicato ed è ció che Mustier ha preteso dai soci. La banca pensata da Profumo concentrata in Italia, Germania e Austria, con appendici nell'Est Europa, Turchia e Polonia, che diavolo di senso ha oggi? E a ciò si aggiungano due ali: Fineco e Pioneer. C'é bisogno di una struttura di business e capitale più logica, soprattutto ora in cui fare banca costa. Ecco che Mustier finge di mettere sul piatto tutto, anche sua nonna, così da non farsi mettere nell'angolo dagli acquirenti. Appena arrivato ha fatto tre mosse significative. Ha chiuso l'accordo con gli spagnoli di Santander, e si è ripreso il 100 per cento della sua fabbrica Pioneer (tra un po' vedremo perché). Ha piazzato sul mercato il 10 per cento di Fineco e della polacca Pekao. Insomma a ragionare bene sembra di capire che Mustier abbia l'idea di una banca commerciale piú concentrata anche geograficamente e con una fabbrica che gestisca a 360 gradi il risparmio. Dalla torre possono essere gettate Fineco e Pekao. Con due avvertenze.
Fineco è un gioiellino che viaggia su multipli di Borsa ottimi. Ha un problemino. Due terzi, circa, dei suoi utili li fa dai rendimenti di quasi 11 miliardi di bond Unicredit che ha in pancia. Facciamola semplice: raccoglie dai suoi clienti a costo zero, in cambio non fa pagare spese su suoi ottimi servizi, ma due terzi di questi depositi sono impiegati in titoli obbligazionari Unicredit (vita media circa quattro anni e rendimento intorno all'1,5 per cento). Le regole europee non considerano questo investimento assorbimento di capitale, ma un filo di concentrazione del rischio c'é. Tutto ció per dire, che Fineco vale un mucchio di soldi, il suo business plan è però legato a filo doppio con Unicredit e il potenziale acquirente in genere non è dotato di anelli al naso, o meglio di bende sugli occhi. Piú facile, se ci fosse tempo, collocarlo a tranche sul mercato. Su Pekao, la storia é un po' diversa. Fu presa da Profumo al tempo della privatizzazione. Oggi la Polonia potrebbe ripensarci, e come spesso avviene, più o meno ripubblicizzarla con i suoi fondi sovrani. Vedremo. Ma anche in questo caso si deve fare presto. Anche se Mustier gioca con abilità. La Polonia rischia infatti di essere la prima vittima di Brexit, e in particolare della riduzione di contributi che arriveranno da Londra al bilancio Ue e per questa via a Varsavia. In questo scenario fare banca in Polonia potrebbe essere meno facile, con un contesto economico meno favorevole. Le due cessioni insieme non raggiungerebbero neanche lontanamente quanto incamerato dall'aumento di capitale previsto.
Il mercato sembra apprezzare queste mosse di Mustier. Ma è lo stesso mercato che brindò alle cessioni, più di un miliardo, fatte da Rcs.
Eppure la società fu scalata con successo da Urbano Cairo, proprio perché la cura l'aveva fatta dimagrire ma non rafforzata (continua ad avere un debito monstre). Il banchiere francese deve stare attento. Le operazioni straordinarie non sono sufficienti, anche se ben congeniate. Un'impresa si può anche tagliare un braccio, ma il resto del corpo deve riprendere a funzionare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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