"Navi rigassificatrici sicure ed efficienti. Ecco perché sono l'unica soluzione"

Dopo le proteste di Piombino l'ingegner Leonardo Brunori spiega che le navi "sono rapide da avviare e rendono indipendenti dalle grandi potenze. Rischi ambientali minimi"

"Navi rigassificatrici sicure ed efficienti. Ecco perché sono l'unica soluzione"

I rigassificatori sono sicuri per ambiente ed economia ed è un bene tenerli in porto. Leonardo Brunori (nella foto), ingegnere meccanico che da 30 anni si occupa di gas naturale liquido (Gnl), non ha dubbi. Mentre a Piombino monta la protesta contro il rigassificatore, il vicepresidente energia di RINA prova a rassicurare tutti: la decisione presa è la migliore.

Il Gnl è la soluzione per dire addio al gas di Putin?
«Sì. L'alternativa sarebbe il carbone ma non è ecologico. E il Gnl, rispetto a un gasdotto, è più rapido da avviare, visto che basta acquistare una nave per rigassificarlo. E soprattutto non ci lega a nessuno: se un fornitore finisce nei guai o i rapporti internazionali si logorano, possiamo sempre acquistare il gas altrove».

Come funziona la nave rigassificatrice Golar Tundra di Snam destinata a Piombino?
«È un impianto semplice: da una nave cisterna il Gnl viene trasferito nei serbatoi coibentati del rigassificatore. Qui resta ad una temperatura di -161°C, in forma liquida, finché non viene scaldato, riportato allo stato gassoso e immesso nella rete nazionale».

Come si scalda?
«Utilizzando una fonte naturale e rinnovabile: il mare. La nave prende l'acqua, la usa per riscaldare il metano e la ributta in mare. Senza rumori particolari né uso di prodotti tossici».

Non raffredderà le acque del porto?
«Sono sbalzi termici bassissimi: non se ne accorgerà nessuno».

Altro punto dolente: l'uso del cloro...
«Il cloro serve per pulire' i sistemi e non ritrovarsi con le cozze attaccate al rigassificatore. Ma sono quantità minime: non succederà nulla alla biodiversità marina. Nel mondo esistono 150 rigassificatori operativi, di cui 30 su nave. Mai sorto un problema: sono impianti sicuri».

Non era meglio tenerla al largo?
«Una nave in porto è più al sicuro. È come l'auto in garage: si trova nella sua condizione migliore. Tutte le operazioni di intervento, manutenzione e manovra saranno più semplici».

Però il rigassificatore di Livorno, che è ancorato al largo, è circondato da un'area di rispetto interdetta alla navigazione. Il sindaco di Piombino teme blocchi alle attività portuali.
«L'unità livornese necessita di una fascia di rispetto proprio perché è in mezzo al mare. A causa del vento e della corrente, la nave ruota attorno al sistema di ancoraggio: così per garantire la sicurezza della navigazione si indica un'area vietata al traffico marittimo. In porto non sorgono questi problemi: la nave è ferma e ben visibile. Inoltre si mantiene il rigassificatore sempre attivo così da garantire i 5 miliardi di metri cubi all'anno previsti. Se fosse al largo, in caso di tempesta il trasferimento del Gnl potrebbe bloccarsi per giorni. In porto no».

Non si poteva costruire a

terra?
«Sì, teoricamente. Ma serviva tempo. Noi siamo in emergenza: la nave è già pronta e serve un'infrastruttura minima. Golar Tundra sarà operativa già in primavera. È l'unica soluzione per affrontare la crisi energetica».

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