Risparmiatori o investitori? Cosa siamo, cosa pensiamo di essere e cosa dovremmo essere? Per rispondere a queste domande vi racconto un aneddoto. Un paio di giorni fa, in riva al mare, il mio vicino di ombrellone parlava ad alta voce con un suo amico di cosa potesse fare per riuscire a remunerare i suoi risparmi. Si lamentava di come fosse diventato tutto più complicato, di come fossero passati i bei tempi, quelli in cui, grazie ai titoli di stato, si ottenevano rendimenti garantiti e senza rischio. Lo faceva sbandierando sotto il naso del suo amico un articolo di giornale il cui titolo si riferiva al tasso negativo dell'ultima asta dei Btp. «Io presto loro dei soldi - ripeteva- e loro me ne ridaranno indietro meno di quanti io ne abbia versati, ma che mondo è questo?».
La sua reazione mi ha fatto riflettere sull'effettiva condizione emotiva e di disagio di molte persone che oggi si ritrovano incapaci di rendere produttivo il frutto di tanti anni di sacrifici, di rinunce, di «questo lo comprerò un'altra volta», in una parola: il risparmio.
Sono convinto che sia arrivato il tempo di diventare grandi, di passare dal ruolo di risparmiatori a quello di investitori. Prendo il dizionario e leggo il significato di risparmiatore: «Chi limita e contiene i consumi in modo da poter accantonare una parte del proprio reddito». L'investitore di contro «è una persona che decide di investire i propri capitali con l'intento di ricavarne un profitto». Da che parte vogliamo stare? Da quella di chi fa rinunce o da quella di chi le rende produttive? Dobbiamo imparare a pianificare le scelte finanziarie.
Comprendere che un dividendo azionario, spesso, può sostituire e remunerare più delle cedole di un titolo di Stato, capire che l'economia reale rappresenta il mondo attorno a noi più di un titolo di debito. È un mare nuovo ma con le giuste guide possiamo imparare a navigarlo. Di questo si parlerà nella trasmissione Mercati Che Fare in onda, domani, sabato, alle 20.30 su TgCom24 di Mediaset.leopoldo.gasbarro@me.com
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