Pensioni, riforma riviata al 2016: Renzi dimentica gli esodati

Governo alle prese con la la legge di Stabilità. Ancora in forse sulle coperture. E Renzi taglia sui pensionati

Pensioni, riforma riviata al 2016: Renzi dimentica gli esodati

Matteo Renzi rinvia la riforma delle pensioni all'anno prossimo. La flessibilità in uscita si farà, ma solo "quando i numeri saranno chiari". Secondo il presidente del Consiglio, intervenire troppo rapidamente, entro quindi i termini della legge di Stabilità, potrebbe risultare "un danno" perché attuato "senza saggezza e senza cifre chiare". Quello che invece entrerà nella manovra sarà "una misura ad hoc" per facilitare il lavoro dei professori universitari, riportando eventualmente in Italia quelli espatriati all’estero. A 500 di loro, ha assicurato il presidente del Consiglio, sarà dato "un gruzzolo" per portare avanti progetti di ricerca nelle università, "slegandoli dalle dinamiche burocratiche della Pubblica Amministrazione".

Intervistato da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, Renzi ha ribadito che la legge di Stabilità sarà incentrata sul taglio delle tasse, prima Imu e Tasi sulla prima casa e poi Ires e superammortamenti. Allo stesso tempo punterà a combattere la povertà, con misure specifiche per circa un milione di bambini poveri. Nonostante lo slittamento della flessibilità pensionistica resta, però, l’incognita delle coperture economiche. Il parlamento ha già dato il via libera a utilizzare il deficit fino al 2,4% del pil l’anno prossimo (circa 17,9 miliardi) sfruttando il più possibile la flessibilità europea. A Bruxelles, però, la partita è ancora tutta da giocare. Non è, infatti, sicuro che la Commissionedia il disco verde sull'importo intero, ma solo sulle clausole che riguardano le riforme e gli investimenti. In questo modo verrebbe temporaneamente lasciata fuori la più complessa ed articolata questione legata all'immigrazione clandestina da cui il governo puntava a ottenere uno 0,2% di deficit. Circa 3 miliardi, insomma, senza i quali la flessibilità si riduce a meno di 15 miliardi. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan può, tuttavia, contare sui 5 miliardi destinati al piano di investimenti cofinanziati dall’Ue. Al netto le coperture apparentemente disponibili scendono quindi ancora, a circa 10 miliardi. A queste devono, comunque, aggiungersi circa 7 miliardi di spending review, a partire dai costi standard ribaditi da Renzi, probabilmente un miliardo dalla riforma dei giochi e, secondo le stime più ottimistiche, altri 3 miliardi di entrate dovute nel 2016 alla voluntary disclosure. In tutto 21 miliardi, che non basterebbero se nella manovra dovesse entrare anche la riforma delle pensioni.

La cancellazione delle clausole di salvaguardia e delle tasse sulla casa vale da sola di 20,5 miliardi. Il pacchetto imprese, comprensivo di ammortamenti, varrebbe 1,8 miliardi. A questi bisognerebbe aggiungere 500 milioni per la rivalutazione strutturale delle pensioni, circa 800 milioni (da compensare sull’indebitamento) per esodati e opzione donna. Rinnovare, anche se con un decalage, la decontribuzione potrebbe costare un altro miliardo, mentre il piano povertà sarebbe compreso tra 500 milioni e un miliardo. Il costo della proroga dell’ecobonus è calcolato in 350 milioni, quello del contratto degli statali 300 milioni, ed altrettanti la messa a punto del nuovo regime per le partite Iva.

Non va inoltre dimenticato che, con i primi introiti della voluntary disclosure, il governo è riuscito a sterilizzare l’aumento delle accise e il ritocco degli acconti Ires per circa 1,5 miliardi fino a fine anno, non anche nel 2016.

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