Economia

Piano Ue sui chip, ecco i big in campo

Martedì il progetto da 50 miliardi. Occhi puntati su StM, Infineon, Samsung e Intel

Piano Ue sui chip, ecco i big in campo

StM, Infineon, Samsung, Intel. Il settore dei semiconduttori si accende con il primo «Chips Act» europeo che punta 50 miliardi sulla produzione con l'obiettivo di raddoppiare, dal 10% al 20%, la quota di mercato del Vecchio Continente entro il 2030. Un tentativo per limitare la dipendenza europea dall'export, evitando di rimanere scottati dalle tensioni cino-taiwanesi.

Va ricordato, infatti, che la taiwanese Tsmc è il maggior contractor di chip e da lei dipende il business mondiale.

Certo, la sfida di costruire un'industria europea dei microchip è ardua e guardando ai numeri il confronto può apparire impietoso: l'Europa punta 50 miliardi, Tsmc ne sta spendendo 100 di miliardi (in tre anni) e l'americana Intel ha annunciato un investimento di 20 miliardi di dollari in due nuovi stabilimenti in Arizona, mentre in Europa ha in progetto una gigafactory. La tedesca Infineon, poi, ha appena annunciato un piano da 2,4 miliardi.

Ecco allora che questi investimenti Ue si legano alla necessità di attrarre dentro i propri i confini i grandi chip maker internazionali. La crisi dei chip, ovvero la carenza di offerta rispetto a una domanda-boom, chiedeva inoltre una risposta immediata per tutti quei settori che ne sono stati duramente colpiti: dall'industria dell'auto, alla della tecnologia alle tlc e al digitale.

Oltre ai finanziamenti, l'Europa ha deciso nel suo «Chips Act», che sarà presentato martedì, di intervenire con una stretta sull'export e regole più flessibili sugli aiuti di Stato per le aziende.

«L'Ue non è protezionista, si tratta di diminuire la dipendenza dall'Asia e in particolare all'area taiwanese e per fare ciò occorrono enormi investimenti per potenziare la ricerca, costruire grandi impianti», ha detto il commissario al Mercato Interno, Thierry Breton.

Secondo la bozza del testo, Bruxelles intende «perseguire l'autonomia strategica nel settore limitando la dipendenza dai Paesi terzi con la creazione di maxi-centri in Ue. Le nuove regole consentiranno anche di imporre controlli all'export sulla scia di quanto fatto per i vaccini». Nel maxi-piano sono previsti 12 miliardi di fondi pubblici (6 dal bilancio comune e 6 dai governi nazionali) per la ricerca e nello sviluppo di semiconduttori sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico. A questi si aggiungono oltre 30 miliardi di investimenti pubblici già previsti dai governi, sostenuti dal Recovery Fund, dal programma Horizon Europe e dai bilanci degli Stati. In fase di studio inoltre un fondo da 5 miliardi dedicato alle start-up. In fatto di finanziamenti, alcune novità arriveranno dalle regole sugli aiuti di Stato, adeguate per essere più flessibili a sostegno delle imprese Ue e della creazione di grandi impianti di produzione di chip. Il «Chips Act» sarà accompagnato da una raccomandazione per introdurre alcune salvaguardie nel caso di gravi crisi nella catene globali di approvvigionamento. Obiettivo dell'Europa è «stabilire un approccio cooperativo con i rivali principali come Taiwan, Singapore, Giappone, Corea del sud e Usa», ha precisato Breton.

La decisione europea, secondo alcuni analisti, potrebbe favorire i titoli del settore in Borsa: tra le europee, la tedesca Infineon, ma anche la franco-italiana StM che raddoppierà gli investimenti 2022 a 3,6 miliardi prevedendo ricavi in crescita tra il 16 e il 20 per cento.

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