Il Santander di Ana Botin, la Infanta della finanza spagnola che è stata seduta anche nel board delle Generali, chiede 7,5 miliardi agli investitori istituzionali e il Monte dei Paschi schizza in Piazza Affari. Il titolo di Rocca Salimbeni, più volte sospeso al riaLzo, ha guadagnato ieri il 12,39% a un prezzo di 52 centesimi tra volumi intensi (è passato di mano il 3,3% del capitale). Una performance quasi tripla rispetto alla media del comparto del credito. In tutto Siena ha comunque una capitalizzazione di soli 2,4 miliardi, cioè vale per la Borsa quanto si appresta a raccogliere con l'aumento di capitale, previsto in una delle due finestre tecniche di marzo o di maggio per rimediare alla bocciatura ricevuta agli stress test europei.
L'avanzata iberica in Italia, ipotizzata dalle sale operative, promette tuttavia di restare sulla carta, perché già ieri sera l'ad del Santander, Javier Marin, ha negato ogni interesse ad acquistare Siena. Piuttosto la banca, che deve chiudere alcune crepe in bilancio, dice di voler crescere «in modo organico». Il gruppo guarderebbe poi al Novo Banco, l'istituto nato dalle ceneri di Espirito Santo.
Di certo Siena è alla ricerca di un nuovo «padrone di casa» da affiancare alla Fondazione Mps e ai suoi alleati sudamericani Fintech e Btg Pactual, che bloccano in totale il 9%. In primavera scadrà inoltre l'intero consiglio, compreso il presidente Alessandro Profumo e l'ad Fabrizio Viola. Alcuni osservatori pensano che, malgrado le prese di distanza dell'ad Victor Massiah, possa rompere gli indugi la stessa Ubi Banca, magari per rilevare parte degli sportelli di Mps del nord Italia.
Bankitalia ha già benedetto un matrimonio per la Rocca e il presidente della Bce Mario Draghi ha scritto, in risposta a un'interrogazione della Lega Nord a Strasburgo, che l'Eurotower «sta analizzando il piano di ricapitalizzazione» da 2,5 miliardi depositato a novembre. Mps deve coprire il buco patrimoniale entro nove mesi e giovedì 15 gennaio è già previsto un incontro con Francoforte per il via libera definitivo al piano.
Torniamo al Santander. La banca iberica ha dichiarato alla Consob spagnola che la ricapitalizzazione è finalizzata a «cogliere le opportunità di crescita organica nei principali mercati dove opera, alla luce del miglioramento delle prospettive economiche». Il Monte resta quindi fuori dagli obietivi della señora Botin, erede dello scomparso Emilio, che nel 2007 aveva firmato la vendita di Antonveneta: operazione lucrosa per il Santander ma all'origine del dissesto finanziario di Siena scoppiato sotto la presidenza Mussari. «Il nostro obiettivo è guadagnare quote di mercato ora che il ciclo economico è cambiato», rimarca il Santander. C'è, inoltre, da considerare l'asse con Unicredit nei fondi Pioneer, per cui l'esborso sarebbe di 2,5 miliardi.
La banca spagnola, messa sotto pressione dagli analisti per la sua solidità patrimoniale, aggiunge che utilizzerà la maxi-ricapitalizzazione, che passa da un accelerated book building riservato agli investitori istituzionali, per ridare agli azionisti un dividendo in parte in contanti.
Dal 2015 la cedola sarà, però, tagliata del 66%, così da renderla più sostenibile nel tempo: il gruppo conta comunque di segnare nel 2014 un utile pari a 5,8 miliardi (+30%).In questo modo l'indice patrimoniale della banca potrà salire dall'8% attuale in zona 10%, allineandosi alle rivali europee.
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