Educazione finanziaria? No grazie. Vorrei subito sgombrare il campo da ogni dubbio: non intendo scrivere la solita manfrina su quanto siano poco attenti alle finanze gli italiani, su come siano in coda a tutte le classifiche del settore, di come non siano accorti alla corretta gestione del risparmio. Anzi voglio dire il contrario. Se siamo uno dei Paesi con la maggior ricchezza privata credo sia proprio esatto il contrario. Non vi pare? Se siamo riusciti ad accantonare 4.300 miliardi di risparmi, evidentemente qualcosa siamo stati capaci di farla. E allora perché si continua a urlare ai quattro venti che nessuno, tra gli italiani, ne sa nulla di economia? Credo che faccia comodo. Perché assolve le istituzioni finanziarie e lo Stato dallo svolgere il «proprio» compito: proteggere il risparmio. Insomma, ci dicono: «Studiate, perché se poi comperate le obbligazioni subordinate di una banca che salta è colpa vostra». Così non sarà più colpa di chi ha permesso che certi titoli venissero venduti; il «fio» sta tutto nella sprovvedutezza del risparmiatore impreparato.
Ma allora se ho una malattia dovrò studiare l'enciclopedia medica invece che rivolgermi a un professionista? Se devo dirimere una lite dovrò studiare il codice civile o penale, invece che affidarmi a un avvocato? Se avrò da ristrutturare casa, allora farò studi di architettura invece che chiedere a un ingegnere? È ora di uscire da quest'impasse. La cultura finanziaria cresce con l'affiancamento di professionisti preparati che ci aiutano così come fanno i loro omologhi in qualunque altro settore. Dopo aver affrontato una malattia, grazie alle spiegazioni ricevute dal medico, ne saprò molto di più.
Insomma, anche in finanza, è alla consulenza che bisogna affidarsi, è grazie a questa che diventeremo anche più educati in materia. Di questo si parlerà nel corso della trasmissione Mercati Che Fare in onda, domani, sabato, alle 20.30 su TgCom24 di Mediaset.leopoldo.gasbarro@me.com
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