Carige vara l'ennesimo piano di rafforzamento patrimoniale, questa volta da 400 milioni, il doppio rispetto alle cifre stimate fino a poche settimane fa. Ma senza, almeno per ora, il contributo del suo azionista di riferimento. Ovvero la famiglia Malacalza.
La banca ligure sarà messa in sicurezza grazie all'intervento del Fondo Interbancario che, entro il 1° dicembre, sottoscriverà obbligazioni subordinate per 320 milioni, permettendo così all'istituto di raggiungere un indice di patrimonializzazione adeguato (Cet 1 al 13,5%). Del resto, l'alternativa - un eventuale default di Carige - costerebbe alle banche italiane 8 miliardi. Lo hanno spiegato ieri il presidente, Pietro Modiano, e l'ad, Fabio Innocenzi, al termine del cda sulla trimestrale. Più in dettaglio, il rafforzamento patrimoniale avverrà con due operazioni tra loro collegate: prima, con l'emissione di bond subordinati convertibili tier 2 di cui 320 milioni finanziati dal Fondo Interbancario attraverso lo Schema Volontario e altri 80 milioni destinati a investitori e azionisti. Poi, con il varo di un aumento di capitale con assorbimento del prestito subordinato fino a 400 milioni. Il fatto è che l'appello a mettere mano al portafoglio potrebbe non essere raccolto dai soci. Vittorio Malacalza (al 27,55% del capitale con la holding Malacalza Investimenti), «non ha fatto che ribadire il sostegno alla banca, ma di fronte alle scadenze che davamo all'investitore ha detto per favore no, senza che questo corrisponda a un disimpegno», ha riferito Modiano rispondendo a una domanda sull'adesione dei soci all'operazione. Quanto a Gabriele Volpi (al 9,09% del capitale) e a Raffaele Mincione (al 5,4%), che hanno conteso a Malacalza Investimenti la governance del gruppo nel corso dell'ultima assemblea, Modiano ha ribadito che neppure Volpi ha aderito al bond. Dal Mincione invece è arrivato impegno da 20 milioni condizionato, si legge in una nota del finanziere, «all'individuazione e definizione di una adeguata remunerazione da concordarsi tra le parti».
Il rafforzamento annunciato ieri è stato preceduto da una «radicale pulizia dei conti» effettuata dal cda anche in seguito all'ispezione sul portafoglio crediti della Bce. Carige ha chiuso i primi nove mesi dell'anno in rosso per 188,9 milioni (168 milioni solo nel terzo trimestre) a causa di una «profonda revisione» del portafoglio crediti che ha portato a 219,2 milioni di rettifiche. «Ora però abbiamo una banca pulita» ha concluso Modiano sottolineando come questo elemento, insieme alla ripatrimonializzazione, dovrebbe garantire a Carige un matrimonio di interesse. «Il Fondo interbancario ha aggiunto l'ad Innocenzi si è messo al servizio. Ora i soci decideranno se esercitare o meno il diritto di opzione e assorbire i soldi concessi.
Esiste la possibilità che il fondo diventi azionista di Carige se c'è il disimpegno di qualche azionista e non ci fosse il subentro di un altro soggetto». Nel frattempo, Carige potrebbe avviare già nel 2019 una fusione, così come chiesto da Francoforte. In quel caso, i nuovi titoli in arrivo con l'aumento potrebbe sottoscriverli il nuovo partner.
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