L'allievo Renzi può fare progressi, ma per la promozione è troppo presto. La pagella di Standard and Poor's conferma il rating dell'Italia a «BBB»: l'outlook, cioè la previsione sul futuro, rimane negativo, esattamente come prima della «svolta buona». Le intenzioni politiche del nuovo governo «sono incoraggianti», scrive l'agenzia di rating, ma «è troppo presto per valutare quanta parte del programma l'esecutivo sarà in grado di implementare e in quanto tempo». Nel dettaglio, la visione a lungo termine resta negativa in quanto riflette «rischi sui conti pubblici portati dalle deboli prospettive di crescita reali e nominali». Il merito di credito è stato confermato dall'agenzia di rating, sottolinea S&P, per «la nostra visione di una ricca e diversificata economia in Italia», così come per le aspettative di «qualche progresso su importanti riforme strutturali e fiscali». Stridente il contrasto con l'Irlanda, promossa nello stesso giorno da «BBB+» ad «A-», due livelli sopra l'Italia, con outlook in positivo: anche se è uno dei Paesi che ha dovuto far ricorso durante la crisi dei debiti ad aiuti internazionali, tra l'altro finanziati anche dall'Italia. Il giudizio su Dublino, precisa Standard & Poor's, riflette «la nostra aspettativa di una continua e forte performance esterna e di una ripresa sostenuta dell'economia nazionale» e «c'è almeno una possibilità su tre che il merito di credito dell'Irlanda possa aumentare nei prossimi due anni».
Arrivata a mercati chiusi, la doccia fredda della più importante agenzia di rating non ha comunque gelato l'«effetto Draghi», che anche ieri ha dato il tono alla giornata: Borsa in rialzo e spread in discesa, quindi. In un'Europa tutta di segno positivo, Piazza Affari si è aggiudicata la maglia rosa, con il Ftse Mib in rialzo dell'1,54%,ai massimi da tre anni. E lo spread Btp-bund riporta le lancette all'aprile 2011, fermandosi a quota 140 (129 il differenziale dei bonos spagnoli). Hanno contribuito anche le buone notizie in arrivo dagli Stati Uniti, dove il tasso di disoccupazione è rimasto stabile in maggio al 6,3%, con l'economia che ha creato 217 mila nuovi posti di lavoro. A quasi cinque anni dalla Grande recessione l'economia americana ha riconquistato gli 8,7 milioni di posti di lavoro persi.
All'Eurotower, tuttavia, le polemiche non si sono spente: che per Draghi non sia stato facile ottenere l'unanimità sul pacchetto anti-deflazione è un fatto. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, lo dice apertamente: c'è stata «un'aspra discussione sulle mosse da adottare». Ma per la prima volta ammette: «Se il tasso d'inflazione resta troppo basso a lungo, si rischia uno sviluppo che blocca l'economia e penalizza tutti noi. Perciò abbiamo agito».
Il banchiere centrale tedesco tiene però a sottolineare che le sue posizioni critiche non sono cambiate: «La Bce non deve essere la bad bank della zona euro», dice, mettendo in guardia dall'eventualità di nuove misure accomodanti da parte dell'Eurotower: «Assurdo, in questo momento, discutere già di un prossimo round di interventi».E mercoledì prossimo Angela Merkel riceverà Draghi a Berlino: i giornalisti sono già stati avvertiti, non ci saranno dichiarazioni.
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