Economia

StM rimanda gli obiettivi. E crolla in Borsa: -11,8%

Pesano il Covid e la guerra dei dazi Usa-Cina. Il target sulle vendite slitta dal 2022 al 2023

StM rimanda gli obiettivi. E crolla in Borsa: -11,8%

Profit warning per StMicroelectronics, che chiude la seduta in Borsa in caduta libera dell'11,89% a 29,94 euro (ma da inizio anno il titolo guadagna comunque il 35%) dopo aver rivisto al ribasso gli obiettivi sul medio periodo.

Il Covid e la guerra commerciale tra Cina e Usa hanno cambiato lo scenario di riferimento per il gruppo di processori italo-francese che ha dovuto posticipare di un anno gli obiettivi fissati al 2022. Solo nel 2023 StM, secondo quanto spiegato nel corso del capital markets day dall'ad Jean-Marc Chery, sarà in grado di raggiungere i 12 miliardi di dollari di fatturato inizialmente previsti per il 2022. E la redditività sarà inferiore alle precedenti stime con un margine lordo compreso al 39-40% dei ricavi (dal 40-41%) e un margine operativo al 15-17% delle vendite (dal 17 e il 19%). Per quanto riguarda l'anno in corso, StM punta invece a raggiungere un giro d'affari di 9,97 miliardi (+4,3%), un margine lordo al 37% (dal 38,7% di un anno fa) e un margine operativo superiore al 12% (dal 12,6%).

A penalizzare il gruppo sono stati tre fattori: il crollo subito dal mercato dell'auto che, per di più, sta accelerando la transizione verso i veicoli elettrici con la conseguente necessità di investimenti a sostegno della metamorfosi; l'indebolimento del dollaro, considerando che i ricavi del gruppo sono nella valuta americana mentre costi in euro (una variazione dell'1% del cambio euro-dollaro si traduce in un impatto di 8-10 milioni a livello di risultato operativo trimestrale) e il braccio di ferro tra Washington e Pechino.

«Le implicazioni della guerra di dazi tra Usa e Cina, con un embargo di fatto, ci hanno impedito di vendere le nostre soluzioni di custom design a un importante cliente», ha detto ieri Chery riferendosi a Huawei. La società cinese è tra i primi dieci clienti di StM (con un peso sul fatturato stimato dagli analisti al 5% all'anno) ma, proprio a causa del veto della Casa Bianca, non ha potuto concorrere al fatturato del quarto trimestre del gruppo di processori. «Per un certo periodo di tempo questa situazione avrà un impatto sul valore che saremo in grado di estrarre sia nell'ambito degli articoli elettronici personali, sia nel mercato delle infrastrutture tlc», ha poi aggiunto l'ad.

Le conseguenze della tensione tra Usa e Cina potrebbero protrarsi nel tempo. L'attesa ripresa dell'auto (dove la società stima un balzo medio del 13% nei prossimi tre anni dopo il calo del 12,2% previsto a dicembre) e dell'industria (che dovrebbe crescere del 5% dopo il -8,5% del 2020), potrebbe non bastare a compensare le «probabili perdite di entrate legate alla guerra commerciale». Chery infine non ha voluto entrare nel merito delle indiscrezioni di Business Insider che, solo pochi giorni fa, avevano messo le ali al titolo in Borsa.

Quelle relative a un mega contratto da 2,4 miliardi di dollari con la SpaceX di Elon Musk per la costruzione di un milione di ricevitori satellitari.

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