Riunione del cda interlocutoria ieri per Tim, come da copione, per esaminare la richiesta di Vivendi di convocare l'assemblea in cui tentare il golpe e rimuovere 5 membri del board riconducibili al fondo Elliott, così da riprendersi la governance della società tlc. Ieri il board di Tim ha quindi avviato l'istruttoria sulla richiesta di convocazione fatta recapitare dai francesi il 14 dicembre scorso. In un comunicato il gruppo ha comunicato che «Preso atto della regolarità formale della domanda, il cda tornerà a riunirsi il giorno 14 gennaio per deliberare in merito». E dunque a soli tre giorni di distanza dal cda che era già convocato per il 17 gennaio. Il risultato sarà che l'assemblea dei soci si terrà a metà febbraio. Ieri comunque è stata una buona occasione per rinfocolare le accuse incrociate tra i due grandi soci Vivendi (23,9%) ed Elliott, che ha circa l'8,8% ma che potrebbe salire al 10%.
Il gruppo di Vincent Bolloré ha rinfacciato a Elliott soprattutto il calo di Tim in Borsa. «I gravi problemi e fallimenti di governance e le recenti strategie finalizzate a perdere tempo e ritardare l'inevitabile, sono il frutto del lavoro dei membri del cda sostenuti da Elliott che porteranno a un pesante indebolimento dell'azienda, finanziario e sociale- ha attaccato Vivendi - riteniamo quei membri del cda responsabili anche per la performance negativa del titolo, -40% dal 4 maggio scorso». Ossia il giorno del ribaltone in assemblea quando i francesi hanno perso la governance a favore del fondo attivista americano, affiancato da Cassa Depositi.
Immediata la replica di Tim: «Le affermazioni» di Vivendi» «sono inopportune e oltremodo pretestuose», ha contrattaccato il presidente Fulvio Conti secondo quanto fanno filtrare fonti vicine al top manager.
«Quando Vivendi nel 2015 è entrata nell'azionariato il titolo era ben sopra 1,10 euro per azione, mentre quando sono iniziati i rumors sul possibile investimento di Elliott a inizio 2018 il titolo era a circa 0,70 centesimi con un massimo di 0,80 centesimi».
In Piazza Affari, ieri, il titolo ha perso un altro 3,8%, perché il mercato teme che la guerra tra i soci porterà allo stallo decisionale. In realtà con la convocazione del cda per l'assemblea il 14 gennaio, Conti vuole dare all'ad Luigi Gubitosi - che non figura nella lista dei consiglieri «targati» Elliott di cui Vivendi vuole la revoca - la possibilità di presentare il nuovo piano industriale, previsto per fine febbraio. Il piano dovrebbe avere come tema principale lo scorporo della rete.
Operazione questa molto cara a Elliott ma osteggiata da Vivendi. Elliott con lo scorporo perseguirebbe i piani del governo targato Lega-5stelle che immagina per l'Italia una rete unica in fibra e quindi una fusione tra i due player del settore ossia la stessa Telecom e Open Fiber.
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