L'Argentina e gli hedge fund guidati da Paul Singer, depongono le armi dopo quindici anni di battaglia. E raggiungono un accordo di principio da 4,65 miliardi di dollari, che mette fine al secondo default in 100 anni dell'Argentina, aprendo anche la strada a revisioni al rialzo del rating di Buenos Aires e alla sua inclusione negli indici dei bond dei mercati emergenti. L'intesa dovrà ricevere ora il via libera dal congresso argentino, che dovrà rivedere le leggi approvate durante la precedente amministrazione che impedivano un accordo simile.
La scadenza per firmare in via definitiva l'accordo è il 14 aprile, ma - afferma il mediatore Daniel Pollack - le parti possono estendere la scadenza se vorranno. «Si tratta di un importante passo in avanti in una battaglia che va avanti da tempo, ma non è il passo finale» sottolinea Pollack, precisando che alcuni aspetti dell'accordo sono ancora oggetto di trattativa. La cifra concordata rappresenta il 75% delle richieste degli hedge fund e verrà pagata in contanti. Per Mauricio Macri, il neo eletto presidente dell'Argentina, l'intesa rappresenta un'importante vittoria politica, soprattutto dopo il duro scontro con gli hedge fund a cui aveva dato vita l'ex presidente argentino. Cristina Fernandez de Kirchner aveva infatti definito gli hedge fund «avvoltoi» e «terroristi finanziari» dopo il loro rifiuto di partecipare alle due ristrutturazioni dopo il default su 100 miliardi di dollari di debito nel 2001. Nelle ultime settimane la pressione sui fondi hedge per chiudere la disputa e consentire all'Argentina di ripartire sono salite dopo l'accordo da 1,3 miliardi di dollari di Buenos Aires con i titolari di bond italiani.
Le due figure chiave nel raggiungimento dell'accordo sono stati il nuovo ministro dell'economia, Alfonso Prat-Gay, e Paul Singer, il manager dell'hedge fund Elliott Management che ha guidato i fondi speculativi allo scontro ed è divenuto simbolo della battaglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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