Trump torna ad attaccare la Fed alla vigilia del primo storico taglio dei tassi da dieci anni a questa parte. «Ha fatto tutte le mosse sbagliate. Un taglio dei tassi contenuto non è abbastanza, ma vinceremo lo stesso», attacca Trump in un tweet riferendosi alle elezioni 2020 e all'ipotesi (accreditata) che la sforbiciata della banca centrale sia di un quarto di punto. Critiche senza mezzi termini con cui il presidente spiega che la Fed «ha alzato i tassi troppo e troppo presto».
Una reprimenda che la Casa Bianca prosegue da mesi, arrivando a definire l'istituto guidato da Jerome Powell «un peso al collo» o «un bambino cocciuto».
«L'Europa e la Cina - ha twittato The Donald - ridurranno ulteriormente i loro tassi di interesse e pomperanno fondi nei loro sistemi, così da rendere più facile per i loro produttori vendere i loro prodotti. Allo stesso tempo, con un'inflazione molto bassa, la nostra Fed non fa niente, o probabilmente farà molto poco"» rispetto agli altri. «Male!« continua Trump, lasciando trapelare forte insoddisfazione alla vigilia del primo probabile intervento del Fed dalla grande crisi del 2008.
Rapporti logori nati nel tempo dai timori del presidente per la stabilità finanziaria degli Usa. Trump lamenta, infatti, la forza del dollaro nei confronti dell'euro. Un cambio a livelli eccessivi che sta effettivamente rischiando di danneggiare l'economia americana. Come pare dimostrare anche il «Big Mac Index», che confronta i prezzi nel mondo del panino simbolo di McDonald's per capire l'effettivo tasso di cambio: attualmente, negli Usa il Big Mac costa 5,74 dollari, nell'Eurozona 4,08 euro; in sei mesi, il divario è aumentato del 17%.
Quanto alla Fed, al momento, le chance di un taglio di 25 punti base sono date all'80% dagli analisti, mentre al 20% si fermano quelle per un taglio più forte. Zero invece quelle per lo status quo. E se la sforbiciata è ormai scontata, l'obiettivo dei mercati è individuare le prossime mosse di Powell, ovvero se ci saranno o meno nuove riduzioni nel 2019.
Sul tema è intervenuta l'ex presidente della Fed, Janet Yellen, dicendosi favorevole alla scelta della banca centrale Usa. Non a caso gli analisti hanno messo in luce che appena la Fed ha accennato alla possibilità di dare una sforbiciata ai tassi, anche Mario Draghi ha ricominciato a parlare di allentamento monetario alla Bce. Una situazione di tensione, quella in seno alla Fed, che fa il paio con le tensioni commerciali con la Cina. A tal proposito, questa settimana a Shanghai è in programma il primo incontro tra le parti dopo il G20 di Osaka. Ma c'è pessimismo su un possibile accordo. Cina e Usa faticano, infatti, a mettere fine alla guerra dei dazi in corso da un anno.
Funzionari e imprese si augurano che Washington e Pechino possano almeno dettagliare impegni per gesti di «buona volontà» e aprire la strada per le trattative.
Questi gesti includono l'acquisto di commodities agricole statunitensi da parte della Cina e il consenso da parte degli Stati Uniti per consentire alle società statunitensi di riprendere in parte le vendite al gigante tech cinese Huawei Technologies.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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