Ue zitta sul caso Peugeot E Ford chiude tre fabbriche

Prima l'annuncio di chiusura di una fabbrica da parte di Peugeot Citroën (quella di Aulnay, alle porte di Parigi), poi Ford che a distanza di 48 ore comunica di mettere i lucchetti a tre stabilimenti: uno in Belgio e due nel Regno Unito. Ma è a rischio anche l'impianto della Opel a Bochum,in Germania, e pure la Volvo (di proprietà della cinese Geely) sta mettendo mano alle forbici: tagli in vista a Gand, in Belgio, sia alla produzione sia al personale.
Dunque, Sergio Marchionne, presidente di Acea, l'Associazione di costruttori europei, aveva visto giusto: senza un intervento organico dell'Ue per ovviare al problema dell'eccesso di capacità dell'industria, strettamente legato al crollo della domanda a causa della crisi, si sarebbe andati rapidamente incontro a chiusure e a forti ridimensionamenti di organico. È quanto sta accadendo. Agli 8mila tagli previsti nel 2014 da Psa, tra chiusura di Aulnay e cura dimagrante a Rennes, si aggiungeranno gli stop di Ford a Genk, in Belgio (4.300 addetti), nonché a Southampton e Dagenham, nel Regno Unito, dove lavorano 1.400 persone. La scelta di Ford, secondo i vertici Usa, si è resa necessaria alla luce della perdita che la società subirà nel 2012: circa 1,5 miliardi di dollari. Il piano dovrebbe far risparmiare al gruppo circa 500 milioni di dollari l'anno. Il ridimensionamento sarà accompagnato dal lancio di 15 nuovi modelli globali «e lo sforzo del gruppo in Europa - come ricordato dal numero uno Alan Mulally - si concentrerà su nuovi modelli, rafforzamento del brand e una migliorata efficienza nei costi».
A resistere, in questo momento, stando alle ultime dichiarazioni di Marchionne ai sindacati («nessuna chiusura di impianti in Italia e niente esuberi») è Fiat, la cui arma per fronteggiare la crisi continua a essere quella della cassa integrazione. A Pomigliano due nuovi stop: dal 29 ottobre al 12 novembre e dal 26 novembre al 9 dicembre. In proposito, negli ultimi 15 anni, ha spiegato Marchionne nel suo intervento all'Unione industriale di Torino, il Lingotto ha versato all'Inps come contributi per la cassa integrazione, allo scopo di evitare i licenziamenti, più di quanto è stato utilizzato per il sostegno al reddito dei suoi lavoratori: 154 milioni di euro in più.
La Fiat, però, deve registrare un nuovo attacco da Diego Della Valle. Il patron di Tod's, ospite di Michele Santoro tornato in video con Servizio Pubblico, ha sparato a zero su Marchionne («un mago Otelma delle quattro ruote») e la famiglia Agnelli («sono rimasti dei ragazzi che non sono grandi lavoratori»).
Continuano intanto a far discutere gli aiuti pubblici (fino a 7 miliardi) di cui potrebbe beneficiare il gruppo Psa.

Non è una novità in Francia, visto che già all'epoca di Sarkozy su Psa e Renault erano piovuti sostegni per 6 miliardi di euro. Una ragione in più perché l'Ue raccolga le sollecitazioni dell'Acea e di sette ministri dell'Industria, tra cui quello italiano e quello tedesco.

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