«La vera sfida sarà il rilancio dell'Alfa»

È il numero 10, lo stesso che ha contraddistinto i grandi della sua Juventus, a legare Umberto Agnelli (ieri il decennale della scomparsa), Sergio Marchionne (l'1 giugno saranno 10 gli anni che lo vedono alla guida di Fiat) e il gruppo del Lingotto che, a 10 anni dalla morte del suo ex presidente, si presenta con una dimensione completamente diversa da quella del 2004: assunta la denominazione di Fiat Chrysler Automobiles, la casa automobilistica è ora tra i «Big Ten» del mondo, e dal settimo posto nella classifica dei costruttori è pronta ad affrontare un futuro ambizioso e soprattutto premium. Nel ricordare, ieri a Sestriere, l'uomo che aveva visto in lui il manager in grado di salvare l'azienda e al quale affidare il futuro di migliaia di famiglie, un emozionato Marchionne, tra un colpo di tosse e l'altro, ha voluto sottolineare come il Dottore «sarebbe orgoglioso di vedere cos'è Fiat Chrysler Automobiles oggi e le 300mila persone che nel mondo, ogni giorno, alimentano questa azienda con la loro passione e le loro qualità umane e professionali».
«La Fiat di oggi - ha aggiunto l'amministratore delegato che il Dottore aveva prima voluto alla guida dell'allora controllata di Ifil, Sgs, con il preciso di compito di risanarla - porta con sé i tratti e le idee di Umberto Agnelli, a cominciare dalla convinzione che il gruppo dovesse concentrarsi su ciò che sapeva fare al meglio, cioè le automobili. Penso spesso a lui, specie nei momenti difficili». Terminato l'intervento, Marchionne si rituffa nella realtà quotidiana: il rilancio di Alfa Romeo, in questo momento, è l'argomento in cima alle priorità. E Marchionne, in proposito, dopo i passi falsi del passato, sembra voler procedere con i piedi di piombo. Ecco perché l'ad di Fca preferisce liquidare l'argomento in questo modo: «Alfa è la parte del piano più difficile, a causa della sua prevista espansione globale». Nessun tentennamento sui target finanziari: «Sono assolutamente fattibili, lasciateci lavorare. Gli obiettivi restano confermati».

E prima di salire sul Grand Cherokee nero che lo avrebbe riportato a Torino, un ultimo pensiero rivolto al Dottore: «Ho cercato di fare e continuerò a fare tutto il possibile per ripagare la fiducia di Umberto Agnelli; credo sia anche il modo migliore per rendere omaggio alla sua memoria».PBon

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