Un bollino blu per tutti coloro che decideranno comunque di pagare le tasse, nonostante il periodo di sospensione disposto dal governo a causa dell'emergenza sanitaria provocata dal nuovo coronavirus. È questa una delle novità del maxi emendamento apportato al Senato al decreto Cura Italia.
Come sottolinea laleggepertutti.it, il bollino citato altro non è che una specie di menzione d'onore, un attestato di meritevolezza riconosciuto dal ministero dell'Economia e Finanze attraverso l'Agenzia delle Entrate ai contribuenti meritevoli.
Al di là del “riconoscimento di ordine morale”, il bollino blu potrà essere usato a “fini commerciali e di pubblicità”. In altre parole, chi ha effettuato i versamenti fiscali nel bel mezzo del periodo di sospensione delle tasse previsto dall'esecutivo, potrà sventolare un “titolo di merito” da spendere pubblicamente per guadagnare prestigio e migliorare la propria immagine, azienda o brand commerciale.
Che cos'è il bollino blu
Attenzione però, perché oltre alla sostanziale inutilità del bollino, la menzione non spetterà automaticamente a chiunque abbia saldato i versamenti, ma solo a chi lo avrà comunicato al Mef. Una volta effettuato il passaggio, le Entrate provvederanno a controllare il tutto, anche se la legge non specifica se saranno previste fasce a seconda dell'ammontare dei pagamenti eseguiti.
In ogni caso a che cosa serve quindi il bollino blu? Il capogruppo Pd in commissione Finanze del Senato, Luciano D'Alfonso, lo stesso che ha proposto l'introduzione della norma, ha spiegato all'Adnkronos che la menzione “valorizza e incentiva la correttezza tributaria. La possibilità di rinviare gli obblighi tributari per evidenti condizioni di necessità, non impedisce l’adempimento da parte di chi può farlo, in ragione delle proprie condizioni di forza e resistenza economica”.
Insomma, lo Stato intende premiare “la condotta dei pochi resistenti e virtuosi” perché “chi può pagare permette allo Stato di fare di più e meglio a favore dei tantissimi che ne hanno bisogno per rinviare i propri obblighi, perché hanno necessità di riorganizzarsi per ripartire”.
La stangata di giugno
Peccato che a giugno, una volta terminato il periodo di sospensione, i contribuenti dovranno fare i conti con una vera e propria stangata. Al termine del lockdown, fa notare quifinanza.it, gli italiani saranno chiamati a mettersi in regola con quei versamenti relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio spostati a giugno ma anche con imposte già prefissate nel calendario fiscale.
Per quanto riguarda le tasse rinviate a giugno troviamo le ritenute e i contributi Iva di marzo e aprile, gli avvisi di addebito degli enti previdenziali, i contributi e le ritenute Iva del mese di maggio.
E ancora: cartelle, accreditamenti e versamenti sospesi per il blocco dell'Italia, le rate di rottamazione ter e saldo e stralcio scadute il 28 febbraio e il 31 marzo.Certo, in più restano al loro posto le imposte già fissate sul calendario fiscale. Stiamo parlando dell'acconto Imu ma anche di Irpef, Ires e Iraps riguardanti l'anno di imposta 2019.
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