Eni, dal caso-Nigeria una revisione dell’utile

Eni ha rivisto al ribasso l’utile netto consolidato 2009, a 4,367 miliardi da 4,617 del preconsuntivo, a causa di un maggiore accantonamento di 250 milioni destinato al fondo contenziosi legali relativo alla controversia con il consorzio Tskj in Nigeria, mentre resta invariata la cedola di un euro per azione. È quanto si legge in un comunicato del colosso petrolifero italiano che ha ieri approvato il bilancio consolidato del gruppo. L’accantonamento è stato deciso perché il gruppo ipotizza una chiusura transattiva con la Sec, come sta accadendo per la francese Technip.
Quanto al dividendo, 0,50 centesimi sono già stati distribuiti nel settembre 2009. La parte resstante della cedola sarà messa in pagamento a partire dal 27 maggio, con stacco il 24 maggio. Il titolo in Borsa è peggiorato a ridosso della notizia per poi recuperare quasi la parità.
L’accantonamento si riferisce all’inchiesta della Procura di Milano che ipotizza il reato di corruzione internazionale sull’eventuale quota di pertinenza della ex Snamprogetti, ora Saipem (gruppo Eni), degli oltre 180 milioni di dollari di tangenti pagate dal consorzio internazionale Tskj (formato dalla statunitense Kbr, dalla giapponese Igc, dalla francese Technip e appunto dall’italiana Snamprogetti) ad esponenti politici e dirigenti nigeriani dal 1994 al 2004 per assicurarsi appalti sul gas da 6 miliardi di dollari. Il pm di Milano Fabio De Pasquale ha presentato un ricorso in Cassazione per cercare di impedire a Eni e Saipem di contrattare con la pubblica amministrazione nigeriana. Una precedente richiesta in questo senso era stata negata già dal Tribunale del riesame.


Dalla relazione al bilancio del gruppo si rileva che in un comunicato stampa del 12 febbraio, la società francese Technip ha annunciato che, a valle di un intensificarsi di contatti con le autorità americane, ha deciso uno stanziamento di 245 milioni in relazione a una possibile transazione con tali autorità.

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