Palermo - Qualche giorno fa c’erano state le prime avvisaglie. Poi, ieri mattina intorno alle 10, i tremori si sono fatti più intensi, tanto da fare scattare l’allarme. Un allarme diventato concreto alle 14, quando da tre nuove bocche apertesi sulla sommità del vulcano sono cominciati a uscire lava e lapilli. Non è l’eruzione in sé a creare timori, ma il rischio, concreto, che si stacchi una frana, provocando un effetto tsunami. Come nel dicembre del 2002, quando un’onda anomala flagellò l’isola, provocando danni e feriti.
Torna la paura a Stromboli. Il vulcano in gran parte sottomarino – si sviluppa sott’acqua, visto che è alto circa tremila metri, di cui appena 927 sopra il livello del mare – si è risvegliato e torna a minacciare gli abitanti dell’isola più suggestiva e aspra delle Eolie. Una quarantina di persone, quelle che abitano entro i dieci metri dalla costa, sono state costrette a lasciare le proprie case, le più a rischio in caso di maremoto. Una misura precauzionale ma necessaria, prevista dal piano di emergenza scattato ieri, quando l’Osservatorio vesuviano di Napoli, che dopo i fatti del 2002 controlla 24 ore su 24 l’attività del vulcano, ha dato l’allarme. Nell’isola l’urlo sinistro delle sirene, poste in luoghi strategici, ha avvertito i residenti dell’imminente pericolo. E ordinatamente, come già fatto più volte nelle esercitazioni, gli abitanti si sono allontanati dalla costa. Per precauzione sono state allontanate pure due petroliere presenti in zona e i traghetti. Il sindaco di Lipari Mario Bruno, da cui l’isoletta di Stromboli dipende dal punto di vista amministrativo, minimizza: «La situazione – dice – è sotto controllo, la gente è serena e vive tutto con grande tranquillità. Non c’è alcuna paura e non ci sono state scene di panico».
L’allarme comunque resta alto. C’è il rischio che si stacchi una frana che provochi, a propria volta, uno tsunami. Ieri un costone di roccia è crollato in mare, senza provocare onde e riflussi. Cinque anni fa il movimento franoso che causò l’onda anomala fu di 25 milioni di metri cubi. Adesso, al massimo, potrebbe essere di dieci milioni di metri cubi.
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