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Allarme a Taiwan: «La Cina ci invaderà entro il 2020»

Il rapporto annuale della Difesa di Taiwan getta ombre sul clima di disgelo tra Pechino e Taipei

Le relazioni tra Pechino e Taipei sono sempre state condotte sul filo del paradosso: due Cine che ufficialmente non solo non si riconoscono l'un l'altra, ma che anzi per oltre mezzo secolo hanno gareggiato nella pretesa di rappresentare l'unica vera Cina, tacciando l'altra di usurpatrice. Una contrapposizione ideologica che per decenni è stata condotta da due partiti, quello comunista di Pechino e il Kuomintang di Taipei, nati per combattersi all'ultimo sangue. Poi nel 2008, dopo una parentesi indipendentista taiwanese che sembrava spingere la leadership dell'isola a rinunciare alle sue pretese storiche sulla Cina intera, il Kuomintang è tornato al potere e il suo nuovo leader e presidente Ma Ying-jeou ha sancito una svolta storica: con Pechino bisogna andarci d'accordo, coesistere in pace per prosperare insieme. Da cinque anni è questa la linea ufficiale a Taipei, che ha portato una crescita degli scambi commerciali e molti progressi in quelli tra i popoli della Cina comunista e di quella nazionalista.
Ieri però ci ha pensato l'annuale rapporto di Difesa Nazionale di Taiwan a raffreddare gli ottimismi e a ricondurre ad analisi più complete, se non più realistiche. Pechino, ricordano i militari di Taipei, continua a incrementare la propria forza militare (plasticamente rappresentata dai 1600 missili puntati contro l'isola) mentre Taiwan la va riducendo forse troppo contando, fanno capire i generali, sul clima di disgelo con gli antichi nemici. E questo potrebbe avere effetti micidiali: secondo il rapporto, entro il 2020 si creerebbero addirittura le condizioni per un'invasione dell'isola.

Questo perché Pechino, al di là di tutto, non ha mai cessato di considerare Taiwan una provincia ribelle.

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