La Croazia è in Europa, ma non dimentichiamo i diritti degli esuli italiani

Un convegno al parlamento europeo accende un faro sui diritti ancora negati degli esuli e quelli della minoranza italiana

La Croazia è in Europa, ma non dimentichiamo i diritti degli esuli italiani

Da qualche giorno la Croazia è entrata nell’Unione europea, dopo un negoziato durato sei anni. Festa con fuochi d'artificio, a Zagabria, con l'Inno alla Gioia di Beethoven e i discorsi dei massimi dirigenti politici croati ed europei. Grande cena di gala con 170 delegazioni straniere. Napolitano ha espresso personalmente le congratulazioni al presidente croato Ivo Josipovic. Parlando alla folla sulla piazza centrale di Zagabria il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, ha detto che "inizia un nuovo capitolo di successo, quello della Croazia che ritorna al suo posto, nel cuore dell’Europa". La Croazia è il secondo dei Paesi dell’ex Jugoslavia, dopo la Slovenia, a entrare in Europa. Il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, in una conferenza stampa congiunta al termine di un colloquio con il premier serbo Ivica Dacic ha detto che "la storia la fanno gli uomini, e noi vogliamo fare insieme la storia". Ora, c'è un piccolo-grande dettaglio della storia su cui qualcuno deve ancora fare piena chiarezza: le foibe. Eccidi perpetrati durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra, con le vittime (in prevalenza italiane) gettate nelle grandi cavità carsiche, le foibe appunto, ad opera dei titini (guarda la mappa). Per decenni sui libri di storia italiani non si è fatta menzione alcuna di questa vergogna. Poi, piano piano, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, la verità è tornata a galla.

Questa mattina il Parlamento Europeo ha ospitato, a Strasburgo, un convegno dal titolo "Il dovere di ricordare. Dalla pulizia etnica anti-italiana alla repressione del dissenso nell'Est europeo". L'iniziativa, promossa dall'eurodeputato Carlo Fidanza (Fratelli d'Italia-Ppe), con la partecipazione di una delegazione dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia guidata dal presidente Antonio Ballarin, del vice presidente ungherese del Parlamento Europeo Laszlo Surjan, della deputata lettone Sandra Kalniete e del coordinatore Ppe in Commissione Cultura, Marco Scurria.

"È la prima volta - spiega Fidanza - che a Strasburgo si affronta la tragedia negata delle Foibe e dell'esodo di 350 mila italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Abbiamo voluto farlo simbolicamente nei giorni dell'ingresso della Croazia nell'Unione Europea perché crediamo in un futuro europeo per i popoli dei Balcani ma riteniamo che questo futuro non possa fondarsi sulla rimozione del passato, anche nelle sue pagine più buie. Abbiamo quindi voluto accendere un riflettore sui diritti ancora negati agli esuli (diritto al ritorno, restituzione dei beni, recupero delle salme degli infoibati) e su quelli sempre più compressi della minoranza italiana che ancora vive sulle coste della Dalmazia. Ora che anche la Croazia fa parte dello spazio comune europeo, questi diritti devono essere riconosciuti e noi ci impegneremo per questo".

Nel suo intervento il presidente Anvgd Antonio Ballarin ha illustrato le tappe storiche della vicenda, a partire dalla plurisecolare presenza veneziana e italiana in quelle terre.
il Vice Presidente ungherese Laszlo Surjan, con un padre nativo di Fiume, ha indicato nella riconciliazione secondo verità e giustizia la strada per una piena integrazione tra i popoli europei.

Sandra Kalniete, già Commissario Ue per la Lettonia, unica eurodeputata nata in un gulag siberiano, ha espresso la sua vicinanza agli esuli e il suo impegno per una memoria storica condivisa. L'evento si è concluso sulle note di "Magazzino 18" , il brano di Simone Cristicchi dedicato alle foibe e all'esodo.

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