DOMANDE & RISPOSTE

«Sono qui a Sharm da quasi una settimana e da casa mia vedo la villa di Mubarak. Escluderei che il Rais sia qui, perchè non c’è dispiegamento di forze di polizia, né barche in mare a protezione come avviene di solito». Ernesto Preatoni, «l’inventore» del paradiso del Mar Rosso, si trova al Domina Coral Bay e getta acqua sul fuoco delle notizie allarmanti sull’insurrezione che da Il Cairo si starebbe estendendo al Sinai.
Dicono che l’esercito è arrivato a Sharm, per prevenire le proteste. É vero?
«Finora, non abbiamo visto militari e carri armati. Ho fatto un giro per 40 chilometri qui attorno ed è tutto tranquillo. Mi dicono che l’esercito è sì nel Sinai, ma nella capitale del governatorato, El Tur, a 120 chilometri da Sharm. D’altronde, qui non ci sono stati scontri e nei villaggi turistici la vita continua tranquilla».
Ma si parla di voli saltati e di persone in vacanza che non riescono a tornare a casa.
«La verità è che qualcuno si è fatto prendere dal panico, sentendo quello che succedeva a Il Cairo e si è precipitato all’aeroporto per ripartire. Ma non ci sono voli di linea, è una destinaziona raggiungibile solo con i charter e naturalmente non ci si può imbarcare quando si vuole».
Si parla di problemi per i voli con scalo nella capitale.
«E’ possibile, ma mi lasci dire che secondo me qualche tour operator italiano sta facendo il furbo. É un momento di bassa stagione e chi ha voli prenotati solo al 30-40 per cento magari ha preso la palla al balzo per annullarli, invocando una forza maggiore che non è giustificata da nulla».
Vuol dire che c’è chi alimenta il panico solo per favorire particolari interessi economici?
«Temo che sia così. D’altronde, da Russia e Ucraina i turisti continuano ad arrivare normalmente, mentre in Italia si sta diffondendo un allarme eccessivo».
Eppure, quel che è successo soprattutto nella capitale giustifica la preoccupazione.
«Guardi, sono stato a Il Cairo anch’io, prima di arrivare a Sharm. Ho visto le proteste il primo giorno e il secondo, quando sono montate. Sono convinto che se la polizia non fosse intervenuta con durezza le manifestazioni sarebbero proseguite pacificamente. Gli egiziani, poi, si sono comportati molto bene: vedendo che la polizia non li proteggeva si sono organizzati in gruppi da soli, per contrastare le bande che cercavano di approfittare della confusione. É successo lo stesso a New York, dopo il black out».
Prima gli squali, ora l’insurrezione: il futuro del turismo sul Mar Rosso è a rischio?
«Ho vissuto l’attentato qui del 2005 e la sitauzione era molto più grave. Ci vollero 3-4 mesi per tornare alla normalità.

Stavolta, soprattutto se Mubarak si dimette ci vorrà meno. Io rimarrò finché è necessario, per tranquillizzare soprattutto il mio staff. Con qualsiasi governo, Sharm ha 3 atout, il sole, il mare, la vicinanza all’Europa. E saranno sempre vincenti».

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