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Egitto, il generale al Sisi rompe gli indugi: si candida presidente

Il comandante dell’esercito egiziano ha annunciato le dimissioni da ministro della Difesa e la sua candidatura

Egitto, il generale al Sisi rompe gli indugi: si candida presidente

Prima è uscita la notizia delle dimissioni da ministro della Difesa e comandante in capo dell’esercito egiziano. Poi il generale Abdel Fattah al-Sisi, uomo forte dell'Egitto, ha annunciato ufficialmente la propria candidatura alle elezioni presidenziali. Dovrebbe essere il generale Sedki Sobhi, attuale capo di Stato maggiore, a sostituire al-Sisi al comando delle forze armate e al ministero. "Tendo la mano a tutti gli egiziani, non abbiamo conflitti con nessuno", ha detto al Sisi in un discorso piuttosto conciliante e moderato. "Tutti siamo uguali davanti alla legge e alla giustizia che hanno un ruolo fondamentale nell’avvenire del Paese".

Al Sisi ha fatto una promessa solenne ai propri connazionali: "Oggi mi presento davanti a voi per l’ultima volta in uniforme militare, dopo aver deciso di mettere fine al mio servizio di ministro della Difesa e di comandante delle forze armate con modestia, mi candido alla presidenza dell’Egitto. Continuerò a combattere ogni giorno per un Egitto libero dal terrorismo".

Al-Sisi ha guidato con pugno di ferro l’operazione militare che ha portato alla deposizione, lo scorso luglio, del presidente eletto Mohamed Morsi. Cinquantanove anni, gode di un discreto consenso tra la popolazione, che in larga parte ha sostenuto la decisione delle forze armate di rimuovere Morsi, riaccendendo però l’opposizione dei Fratelli musulmani. Le autorità ad interim non hanno ancora fissato una data per le presidenziali; fino ad oggi l’unico candidato ad aver annunciato la propria corsa alla massima carica dello Stato è stato il Hamdeen Sabahi, che alle elezioni del 2012 era arrivato al terzo posto.

Scontri polizia-sostenitori di Morsi: studente morto

Una persona è morta e altre 14 sono rimaste ferite negli scontri che hanno contrapposto la polizia egiziana e i sostenitori del presidente deposto Morsi all’Università del Cairo. I poliziotti in assetto anti-sommossa hanno sparato una raffica di gas lacrimogeni verso l’entrata principale dell’ateneo, dove gli studenti stavano protestando contro la condanna a morte di 529 compagni pronunciata il 24 marzo dal tribunale di Minya, Egitto centrale. Il ministero dell’Interno egiziano ha confermato che uno studente dell’Università islamica Al Azhar, della città di Tanta, sul Delta del Nilo, è morto durante gli scontri. Secondo un organizzatore della protesta, la vittima è uno studente del liceo, colpito da un proiettile.

Nel resto del paese sedici persone sono rimaste ferite durante i tafferugli scoppiati tra gli agenti e gli studenti dell’Università di Zaqaziq, sul Delta del Nilo.

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